Gli Stati Uniti hanno lanciato – insieme a diversi partner, tra cui alcuni paesi arabi – l’offensiva aerea contro lo Stato islamico in Siria che è già al secondo giorno di operazioni. Ma, come ha spiegato lo stesso Barack Obama intervenendo all’Assemblea generale dell’Onu, “l’Isis va distrutto ma questa non è una guerra contro l’Islam”. E a fugare dubbi su una nuova stagione di interventi in quella parte del globo, il presidente Usa ha chiarito che “dobbiamo respingere il cancro dell’estremismo e lo faremo senza inviare truppe che occupano terre straniere”. Scopo della presenza di Obama a New York è quello di sensibilizzare i leader mondiali affinché si uniscano a un conflitto “di scopo” per neutralizzare il rischio di attentati in Occidente.
Lo stesso Occidente che, come rappresaglia ai raid aerei in Siria e Iraq, teme atti di terrorismo a suo danno e contro i suoi interessi sparsi nel mondo. E una prova potrebbe essere la decapitazione dell’ostaggio francese in Algeria. Tant’è che il numero uno dell’antiterrorismo europeo, Gilles De Kerkhove, ha segnalato come “enorme” il problema dei cosiddetti foreign fighters dall’Europa in Siria – oltre tremila – e ha segnalato come “possibile” un nuovo attacco da parte di al-Qaeda per dimostrare che non è stata sconfitta. Bill Bratton, capo della polizia di New York, spiega che “siamo in uno dei periodi più pericolosi mai visti dall’11 settembre di tredici anni fa”. E anche l’Italia si interroga. Angelino Alfano ha annunciato che viene alzato il livello di guardia per il timore di attentati in Italia, anche se tuttavia non c’è notizia di progetti ostili specifici.