Emergono nuovi particolari sul tragico destino del sommergibile Titan, imploso nel cuore dell’Atlantico mentre, con a bordo cinque persone, si dirigeva verso il relitto del Titanic, il transatlantico più famoso della storia affondato una notte di aprile del 1912. A lanciare l’indiscrezione è l’esperto spagnolo di sottomarini José Luis Martín, citato dal Daily Mail. Sulla sicurezza del mezzo erano emersi dubbi nonostante le rassicurazioni del Ceo, morto anch’egli nella tragedia.
Una sicurezza che Stockton Rush, il fondatore della compagnia OceanGate, ostentava a Jay Bloom, uomo d’affari statunitense, ha rischiato di partecipare all’immersione fatale del Titan e aveva deciso di pubblicare alcune chat WhatsApp. “Io ho espresso preoccupazioni per la sicurezza e Stockton mi ha risposto: ‘C’è ovviamente un rischio, ma è molto più sicuro rispetto al volo con un elicottero o ad un’immersione subacquea”.

Titan, i passeggeri avevano capito che stavano per morire
“Non c’è mai stato un ferito in 35 anni di” operazioni con “sottomarini non militari’. Sono sicuro che credesse veramente a quello che diceva. Ma era totalmente fuori strada. Con passione, credeva in quello che faceva”, aggiunge. Sulle cause indagheranno gli inquirenti. A rendere tutto più doloroso le rivelazioni di Martin sugli ultimi minuti di Hamish Harding, 58 anni, Shahzada Dawood, 48 anni, suo figlio Sulaiman Dawood, 19 anni.

Del pilota della marina francese Paul-Henry Nargeolet e il Ceo di OceanGate, Stockton Rush. Secondo Martín il sommergibile ha perso stabilità a causa di un guasto elettrico, guasto che lo ha privato della propulsione necessaria per risalire in superficie. Titan sarebbe così caduto verso il fondale “come una freccia, in verticale”, con l’oblò rivolto verso il basso.

Sempre secondo l’esperto spagnolo, il sommergibile ha iniziato la sua caduta libera a una profondità di circa 1.700 metri. È caduto “come una pietra e senza alcun controllo” per circa mille metri, fino a quando non è scoppiato come un pallone” a causa del rapido cambiamento di pressione, dopo altri 2.600 metri. L’equipaggio bordo potrebbe avere capito, quindi, per un lunghissimo minuto (più nel dettaglio tra i 48 e i 71 secondi), che stavano per morire.