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Svolta dopo quella foto storica di Trump e Zelensky al funerale di papa Francesco

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trump zelensky cosa successo dopo funerali

Un incontro storico e una svolta impensata. È quello avvenuto tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky subito dopo la cerimonia funebre dell’ultimo saluto a Papa Francesco. I due leader si sono scambiati poche parole, lontani dai riflettori, in un angolo discreto della Basilica di San Pietro. Nessun annuncio ufficiale, nessun comunicato: solo un breve dialogo che ha aperto uno spiraglio di speranza per l’Ucraina dilaniata dalla guerra.

Un contatto che sa di diplomazia silenziosa, di trattative sotterranee che forse, un giorno, potrebbero cambiare il corso della storia. Ma se il dialogo è ripartito, la pace resta ancora lontana. “Un colloquio simbolico e potenzialmente storico” ha commentato Zelensky lasciando il Vaticano. Trump, invece, ha preferito il silenzio, lasciando trapelare solo che “la pace si costruisce parlando, non minacciando“.

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L’incontro in Vaticano tra Trump e Zelensky: spiragli di pace in Ucraina?

Intanto, da Mosca, Vladimir Putin osserva senza dare segnali di cedimento. Anzi, i nuovi attacchi contro i civili ucraini raccontano di un conflitto che continua a infiammarsi. Proprio nel giorno dell’ultimo saluto a Papa Francesco, si sono aperti forse i primi veri spiragli di pace: Trump e Zelensky, due mesi dopo il loro teso incontro alla Casa Bianca, si sono ritrovati faccia a faccia nella Basilica di San Pietro per un colloquio di quindici minuti.

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Zelensky, stremato ma risoluto, ribadisce la sua linea: niente accordi senza il ritiro completo delle truppe russe e il ripristino dei confini pre-bellici. Trump, più pragmatico, sembra spingere per un compromesso rapido, congelando il conflitto pur di chiudere la partita. Nella stessa giornata, il leader ucraino si è mostrato in una foto simbolica con Trump, Emmanuel Macron e Keir Starmer, prima di incontrare anche Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen, nel tentativo di rinsaldare l’alleanza transatlantica a sostegno di Kiev.

Sul tavolo c’è una controproposta ucraina al piano americano: garanzie di sicurezza post-belliche, che Washington sembra disposta a concedere. Intanto, da parte russa, il Cremlino ha annunciato di aver ripreso il controllo della regione di Kursk e si è dichiarato pronto a nuovi colloqui “senza precondizioni“. L’Ucraina, però, insiste: ritiro delle truppe russe, ripristino dei confini, cessate il fuoco immediato.

Dopo il traumatico allontanamento dalla Casa Bianca il 28 febbraio, ora i rapporti tra Kiev e Washington sembrano distendersi. Secondo il New York Times, Kiev mira a correggere la proposta americana, considerata troppo favorevole a Mosca, chiedendo di mantenere intatto l’esercito ucraino e di dislocare forze europee, con il supporto degli Stati Uniti, a protezione del territorio. L’adesione alla NATO, per ora, passa in secondo piano: lo stesso Zelensky ha riconosciuto che è necessario essere “pragmatici”. Da Washington, intanto, sarebbe arrivato un via libera a fornire supporto logistico e intelligence a una missione europea di peacekeeper, sotto la guida di Londra e Parigi.

Sul fronte russo, Trump lancia segnali contraddittori. Se da un lato ha accolto positivamente il colloquio a Mosca tra Steve Witkoff e Vladimir Putin, parlando di un accordo vicino, dall’altro ha accusato Putin di “prenderlo in giro“, tornando a minacciare nuove sanzioni. Restano nodi cruciali, soprattutto sul destino dei territori occupati: gli americani sarebbero pronti a cedere la Crimea e le quattro regioni ucraine alla Russia, ma Kiev continua a opporsi fermamente, chiedendo come precondizione un cessate il fuoco totale.

Su questo punto, Zelensky ha trovato il sostegno dei partner europei, durante i colloqui a Roma. “Mosca dimostri concretamente che vuole la pace”, ha dichiarato la premier Giorgia Meloni dopo l’incontro. “Ora tocca al presidente Putin”, ha aggiunto Macron, spiegando che si sta lavorando a “una tregua solida” tra Kiev, Washington e i volenterosi. L’Unione Europea, infine, ha rinnovato il suo “sostegno” all’Ucraina “al tavolo delle trattative”, come confermato dalla presidente Ursula von der Leyen.

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