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Nel Mediterraneo si continua a morire. C’è una soluzione?

Il Mediterraneo continua a essere un mare di morte per i migranti in cerca di una vita lontano da conflitti e privazioni d’ogni sorta. Nell’ambito dell’operazione “Mare nostrum” la nostra Marina militare ha recuperato i corpi dei diciotto migranti che erano a bordo di un gommone poi andato in avaria e l’intervento ha permesso di trarre in salvo 73 uomini. Un’operazione che conferma l’impegno italiano: solo da venerdì la Marina ha salvato, nel Canale di Sicilia, 3.500 tra uomini, donne e bambini. L’importanza della presenza italiana è confermata dai numeri della tragedia che, qualche ora prima, ha interessato lo specchio di mare davanti alla Libia, dove sono stati recuperati venti cadaveri, ma sono poco meno di duecento i dispersi che, forse, le acque restituiranno. E intanto, davanti alla morte, continua il braccio di ferro tra l’Italia e l’Unione europea. Il nostro governo continua a chiedere un impegno più concreto di Bruxelles anche in termini di condivisione del problema, non solo dei costi. Perché i venti di guerra in Medio oriente aumentano il rischio di infiltrazione di braccia utili al terrorismo internazionale che ha palesemente dichiarato di volere colpire anche l’Europa.



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