L’auspicio, di tutti, e forse la previsione, è che la diplomazia avrà la meglio. I rischi sono troppo elevati per tutte le parti coinvolte. Ma i segnali che arrivano dall’Ucraina sono preoccupanti e non è una forzatura affermare che mai negli ultimi decenni il mondo si era trovato in una situazione così delicata. Parlare di terza guerra mondiale non è errato dal punto di vista di analisi. Perché la Nato ha ormai deciso di dare vita a una forza di reazione rapida: quattromila soldati in grado di essere schierati entro 48 ore in qualsiasi Stato membro dell’Alleanza a sua difesa. Il senso è chiaro: forze armate Nato in territorio ucraino contro il nemico di sempre, la Russia. Che replica in modo deciso con un secco “reagiremo di conseguenza”. Il che vuol dire armi e uomini, a sua volta. Una parte accusa l’altra di volere l’escalation. Nervosismo alle stelle per un equilibrio ormai sottile, quasi impercettibile. Ma ciò che si percepisce è che la minaccia della guerra entra con prepotenza nella diplomazia. Due “imperi” minacciano di scontrarsi su una terra di mezzo, l’Europa, che ha già sopportato, più volte, il confronto, pagando un prezzo altissimo. I segnali di uno scontro ci sono ed è giusto metterli in evidenza. Non certo di una guerra convenzionale, ma non per questo meno pericolosa. La certezza è che si stanno ridefinendo i confini e le influenze, che sono importanti come lo erano in passato. E lo stanno facendo con le armi puntate. Questo è l’elemento più “tradizionale”, col suo carico enorme di preoccupazione.