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Narcos, tecnologia e ingegno: ecco come trasportavano la droga

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Combattere il commercio della droga è sempre più difficile, sopratutto da quando le organizzazioni ci mettono ingegno e tecnologia. Dopo i sommergibili della droga ecco il siluro radiocomandato. Lo ha scoperto la Marina colombiana durante un’operazione nella provincia di Cocho, regione a circa 300 chilometri a ovest di Bogotà. La torpedine, costruita in metallo e fibra di vetro, lunga 6 metri, è alimentata da un motore a benzina e due batterie. Un “tubo” abbastanza capiente, in grado di trasportare 250 chilogrammi di cocaina. I trafficanti erano in grado di pilotare il “mezzo” in modo remoto da una battello d’appoggio che procedeva ad una certa distanza.


La prima tappa prevista del viaggio era Panama dove il siluro sarebbe stato rifornito di carburante per il balzo successivo verso le coste nord americane. Il metodo è considerato un’evoluzione di un modus operandi utilizzato in passato da alcune organizzazioni criminali che prevedeva una torpedine trainata da un mercantile o, qualche volta, agganciata sotto la chiglia dell’unità. Un tentativo di sottrarsi ad eventuali controlli della polizia e delle Marine impegnate in missioni anti-droga. Sempre i cartelli colombiani hanno anche testato i siluri radiocomandati ma non è chiaro se le prove siano state seguite da un impiego concreto. 

Per spedire la cocaina dal Sud America verso gli Usa, i trafficanti usano molto spesso la rotta marittima dove utilizzano le famose go-fast (imbarcazioni velocissime), i semi-sommergibili costruiti nella giungla colombiani da bande specializzate e dai ribelli delle Farc oppure i soliti cargo, con la “merce” celata nelle stive. Contro questo network ben organizzato, attivo tanto nel Pacifico che nel settore dei Caraibi, muove una forza internazionale diretta dagli americani che ha il suo “cuore” a Key West, Florida. Una battaglia navale che costringe i banditi a escogitare trucchi e manovre.

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