Gli Stati Uniti sono passati all’azione contro l’Isis anche in Siria, in maniera massiccia: aerei da combattimento, bombardieri e missili Tomahawk lanciati dalle navi che incrociano nella regione hanno colpito nel corso della notte obiettivi nel nord del paese. E non è ancora finita. “Le forze militari Usa e delle nazioni partner stanno conducendo azioni militari contro terroristi dell’Isil in Siria“, ha riferito il portavoce del Pentagono, l’ammiraglio John Kirby, aggiungendo che “poiché le operazioni sono in corso non siamo al momento in posizione di fornire altri dettagli”. Tuttavia, altre fonti della difesa Usa hanno affermato che le “nazioni partner” che partecipano “in pieno” sono l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, la Giordania e il Baherein. Secondo quanto riferisce il Washington Post, gli Usa avevano individuato almeno 20 obiettivi da colpire nella prima ondata di bombardamenti in Siria, che fa seguito a una campagna avviata già lo scorso 8 agosto contro obiettivi dell’Isis in Iraq. Da allora, a ritmo quotidiano, i caccia americani hanno preso di mira e distrutto almeno 190 obiettivi. Finora, però, si era trattato di realizzare una campagna a carattere di difesa, per proteggere il personale diplomatico e militare americano nel nord dell’Iraq e per sostenere le forze irachene impegnate a contrastare l’avanzata dell’Isis nella regione della strategica diga di Mosul e verso la città di Erbil, capitale del Kurdistan iracheno. Questa volta, invece, gli obiettivi presi di mira sarebbero nel cuore dello Stato islamico, a Raqqa, la città nel nord della Siria dove il “califfo” Abu Bakr al-Baghdadi ha posto la sua capitale. In particolare si parla di centri di comando e controllo e di campi di addestramento e di depositi di armi e munizioni. La conferma sembra arrivare proprio dagli abitanti della città, che via Twitter riferiscono di numerose esplosioni e di continui sorvoli di aerei da guerra.