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La triste lettera dell’altro ostaggio Isis: “Ho paura di morire, non so se posso sperare”

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“Ho paura di morire, ma la cosa più difficile è non sapere, immaginare, sperare, se posso addirittura sperare ancora”. Queste sono le drammatiche parole scritte alla famiglia dall’ostaggio americano Peter Kassig, che l’Isis ha minacciato di uccidere nel video della decapitazione del volontario britannico Alan Henning venerdì scorso. La lettera è del 2 giugno, ma la famiglia di Kassig ha deciso di pubblicarne degli estratti ieri sera su Twitter. Nella lettera il 26enne confessa ai genitori di aver “paura di morire” e di essere dispiaciuto per il dolore causato alla sua famiglia. “Sono molto triste per ciò che è successo e per quello che voi a casa state passando. Se dovessi morire, immagino che almeno voi e io possiamo trovare rifugio e conforto nel sapere che sono partito nel tentativo di alleviare la sofferenza e aiutare i bisognosi”, scrive Peter, che dopo la sua conversione all’Islam ha cambiato il proprio nome in Abdul Rahman. “In termini di fede, prego ogni giorno e non sono arrabbiato per la mia condizione. Sono in una complicata situazione dogmatica qui, ma sono in pace con il mio credo”. Sabato i jihadisti nel video con la decapitazione dell’ostaggio britannico Henning hanno indicato della proprio Kassig come prossima vittima. E i genitori di Kassig si appellano a governo e anche ai miliziani Isis: “Continuiamo la pressione sul governo affinchè fermi le sue azioni e continui a parlare con i suoi sequestratori perché abbiano pietà e lo rilascino”.



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