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L’Italia chiude le porte: «Qui solo rifugiati già identificati»

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L’Italia fa quello che può, senza girare la testa dall’altra parte. Salva i migranti in pericolo, li accoglie e talvolta, purtroppo, ne recupera i cadaveri. Oggi potrebbe aprirsi una fase nuova nella gestione dell’emergenza migranti e profughi, con il primo incontro tra i tecnici del ministero dell’Interno e quelli della commissione europea. Si cercherà di disegnare una strategia comune per la “mobilità della disperazione” nel Mediterraneo. L’Italia finora ha dato, molto. Si apprende che tra le possibili soluzioni c’è quella di gestire i flussi di profughi e migranti nei paesi di transito, prima di farli imbarcare. Un piano di accoglienza internazionale, gestito da Nazioni unite e Bruxelles, in base al quale ogni paese dovrebbe fissare  una quota di rifugiati somali, eritrei e siriani che vengono portati nei vari paesi europei direttamente dai campi profughi. E si starebbe lavorando anche alla possibilità di “dirottare” i migranti in Tunisia, Egitto e Marocco. Lo scopo è quello che evitare che arrivino in Italia a meno che non abbiano già avviato le procedure per lo status di rifugiati e quindi si siano già fatti identificare prima di imbarcarsi.



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