L’avanzata dei fondamentalisti islamici dell’Isis sembra inesorabile soprattutto per la minoranza cristiana dell’Iraq. Comunità internazionale e operatori umanitari parlano di centomila cristiani in fuga dalle terre conquistate dai miliziani. Fuggono in particolare da Qaragosh e da tre località vicine, vanno via senza nulla, portando con sé solo la speranza di non essere catturati e giustiziati. Nelle scorse settimane sono anche fuggiti dalla città di Mosul. Mentre i big della politica mondiale si interrogano su un eventuale intervento armato per frenare le mire dell’Isis anche papa Francesco parla di «angosciosi eventi» che «interessano popolazioni inermi» e si appella alla «coscienza di tutti». I jihadisti hanno anche bruciato 1.500 antichi manoscritti cristiani.
Quella parte di mondo che odia i cristiani
La comunità cristiana irachena è antichissima. La Chiesa cattolica in Iraq è parte della Chiesa cattolica universale in comunione con il vescovo di Roma. È formata da Chiese sia di rito latino sia di rito orientale. Il gruppo più rappresentativo, che raccoglie i tre quarti di tutti i cristiani iracheni, è costituito dalla Chiesa cattolica caldea, il cui capo ha il titolo di patriarca di Babilonia dei Caldei. Tale Chiesa utilizza una lingua liturgica simile all’aramaico. Esistono inoltre comunità siro-cattoliche, armeno-cattoliche, greco-cattoliche e latine. Va notato che nella sola Baghdad ci sono sessantacinque chiese cristiane, oltre ai conventi. Circa metà delle chiese sono cattoliche.
Iraq, Bagnasco: «Diocesi italiane pronte ad accogliere i cristiani in fuga»
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