Questa è una certezza, la porta blindata non si tocca. Introdotta dopo l’11 settembre per proteggere la cabina di pilotaggio da eventuali attacchi terroristici, la porta continuerà a essere blindata. Spiega Marasà che “continuerà a restare normalmente chiusa per tutta la durata del viaggio”. Sotto la lente semmai le procedure di apertura in caso di emergenza: “In questo caso stiamo pensando a una revisione del software in modo da permettere sempre a un pilota, e solo a lui, l’accesso in cabina”.
Poi, molto attuale rispetto alla vicenda di Andreas Lubitz, i controlli sui piloti. Sono sottoposti a verifichen della salute generale e solo qualora il medico riscontri qualche anomalia può richiedere verifiche psico-attitudinali. “Abbiamo chiesto alle compagnie – dice Marasà – informazioni non solo sui regolamenti interni ma anche sulle modalità applicative. Il punto fondamentale in discussione è la necessità di introdurre test psico-attitudinali periodici e capire chi li deve fare: servono regole comunitarie e standard condivisi”.
Un ragionamento che il vicedirettore dell’Enac applica anche all’addestramento, al reclutamento e alla formazione: i percorsi devono essere standardizzati. Con un occhio particolare, in questa fase di grande richiesta, al reclutamento “perché oggi, talvolta, avviene tramite agenzie di collocamento specifiche, chiamiamole così, che però solo agenzie interinali a tutti gli effetti.
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