“Mi sembra evidente che le persone umane coinvolte nelle diverse esperienze hanno dei diritti che debbono essere tutelati. Non equiparazione al matrimonio tra uomo e donna non significa non riconoscere diritti che vanno riconosciuti. È una questione di civiltà”, sono queste le parole del segretario speciale del Sinodo, monsignor Bruno Forte, pronunciate nella conferenza stampa sulla “Relatio” a proposito delle unioni omosessuali. Anche il cardinale Peter Erdo, presidente dei vescovi europei, è stato in sintonia con questa posizione affermando che “c’è differenza tra le unioni stabili e le convivenze disordinate, ci sono valori che esistono malgrado questo”.
Spiega il professore di Storia del Cristianesimo Massimo Faggioli sull Huffington Post: “Il maggior cambiamento dal Cinquecento ad oggi. La seconda settimana del Sinodo dei vescovi sulla famiglia si è aperto in Vaticano con delle novità sostanziali. Si può dire, riprendendo le parole del direttore di Civiltà Cattolica, il gesuita padre Antonio Spadaro (che è membro del Sinodo nominato da papa Francesco), che ‘il Sinodo è un Sinodo-concilio’: dibatte in libertà come il concilio Vaticano II, e dibatte su questioni che al concilio Vaticano II (1962-1965) non erano state dibattute perché il concilio arrivò troppo presto, come le convivenze pre-matrimoniali e i matrimoni civili, i divorziati risposati, e gli omosessuali nella chiesa. In un altro senso, il Sinodo del 2014 è storico perché affronta queste questioni alla luce del concilio Vaticano II (metodo induttivo; apertura al mondo; attitudine pastorale verso le situazioni ‘irregolari’ che sono fatte di peccatori come anche le famiglie ‘regolari’), ma affronta queste questioni tentando di fare teologia alla luce della situazione complessa sotto gli occhi di tutti: come fece il concilio di Trento che nel 1563 (oltre 450 anni fa) decise di premiare il carattere pubblico del matrimonio al fine di regolarizzare e mettere fine a quella farragine di situazioni come i ‘matrimoni segreti’ e i ‘matrimoni clandestini'”.