A spiegarlo sono gli stessi funzionari delle Nazioni unite che, dopo il primo caso accertato nella capitale nigeriana, Lagos, ammette che il virus Ebola «può essere diffuso attraverso i viaggi, mettendo ogni città con un aeroporto internazionale a rischio di casi importati». La conferma del primo caso a Lagos, in Nigeria, è stato un campanello d’allarme – afferma il direttore generale dell’Oms, Margaret Chan, «il virus Ebola può essere diffuso attraverso i viaggi, mettendo a rischio ogni città con un aeroporto internazionale». Gli effetti della malattia e della paura sono elevatissimi: più di un milione di persone vive nelle zone più colpite. L’epidemia, che sta avendo già gravi ripercussioni economiche, rischia di far precipitare i paesi coinvolti. Le linee aeree cancellano i propri voli, le compagnie riportano a casa il loro staff. L’Organizzazione mondiale della sanità, comunque, è dell’idea che il bando ai viaggi non sia in grado si fermare l’epidemia ma le misure preventive sì. Insomma, secondo l’agenzia Onu lo schema di sicurezza e di alta vigilanza messo a punto sta funzionando. E Chan fa un esempio: una donna nigeriana con i sintomi del virus è stata posta in isolamento al suo arrivo all’aeroporto internazionale Ataturk di Istanbul. La donna viaggiava insieme al figlio di quattro anni a bordo di un volo della Turkish Airlines proveniente da Lagos in Nigeria. È stata trasferita insieme al figlio in un ospedale vicino all’aeroporto con febbre e vomito. I due passeggeri erano diretti a Istanbul dove avrebbero dovuto imbarcarsi su un volo per Barcellona.
