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Coronavirus, bimba di 2 anni stuprata mentre è in isolamento

Siamo in Sudafrica, è qui che qualcuno avrebbe stuprato una bimba di 2 anni mentre si trovava in ospedale. A notare il drammatico fatto sarebbero stati i familiari, una volta che la piccola è tornata a casa. Rappresentanti dell’ospedale parlano di un “errore di comunicazione“. I fatti sono riportati da numerose fonti locali, che stanno analizzando con cautela la notizia, che se confermata sarebbe terrificante per l’efferatezza del crimine commesso. Qualche settimana fa, la famiglia di una bimba di 2 anni si sarebbe presentata nell’ospedale Dr George Mukhari a Ga-Rankuwa, distretto della capitale amministrativa del Sud Africa, Pretoria.

La bambina, viene riferito, mostrava i sintomi del Coronavirus e per questo i medici che l’hanno presa in carico avrebbero disposto per la bimba di 2 anni l’isolamento precauzionale in ospedale, intanto che veniva effettuato l’esame del tampone. La madre della bimba è tornata a casa, perché solo i genitori degli infanti ancora in allattamento possono restare coi figli. Le fonti locali riportano che la sera dei fatti la madre sarebbe stata chiamata dall’ospedale perché la bimba piangeva, senza che se ne capisse il motivo. (Continua a leggere dopo la foto)


Solo il mattino dopo, all’arrivo del tampone negativo, la bimba è stata dimessa. Una volta a casa, la zia avrebbe notato che la bambina camminava male e al momento di cambiarle il pannolino la madre avrebbe notato del liquido biancastro nelle parti intime della bambina. (Continua a leggere dopo la foto)

Assieme a questo, la madre avrebbe riconosciuto i segni di una penetrazione, cosa che ovviamente ha terrorizzato la famiglia. Il Dr Richard Lebethe, CEO dell’ospedale, ha parlato di “problemi di comunicazione“, in quanto la famiglia si sarebbe rivolta al pronto soccorso, da dove non avrebbero poi riferito all’amministrazione e avrebbe per questo ritardato di molto le indagini. (Continua a leggere dopo la foto)

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Tra le altre parole riportate, Lebethe avrebbe specificato che: “Il reparto in cui era la bimba è relativamente attivo. In quel cubicolo, la bambina non era sola: c’era un altro figlio prematuro e la madre di quel bambino. Non era sola”. La famiglia però chiede la verità e denuncia che nessuno dell’Unità per i Crimini Sessuali e la Protezione dei minori li ha ancora contattati. Una storia davvero orribile.

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