Il mondo è a corto di cioccolato. Una notia che, per molti, può risultare più drammatica della presunta fine del petrolio. A sostenerlo è la svizzera Barry Callebaut Group, il più grande produttore di dolciumi del pianeta, che ha riferito che la crescente domanda del cioccolato sta facendo aumentre i prezzi dei prodotti, ormai a più del doppio rispetto ai livelli di solo 8 anni fa. A mettere a rischio le piantagioni di cacao che non producono più il necessario per il fabbisogno mondiale la siccità e le epidemie che colpiscono le piante. Dunque è colpa dell’uomo e delle sue poche attenzioni per clima e ambiente. Ma l’uomo c’entra anche per un altro verso. Viene difatti calcolato che la crescente domanda che proviene dai paesi asiatici è oramai inarrestabile. Le vendite della Barry Callebaut sono cresciute del 9,3 per cento in Asia lo scorso anno – rispetto al 5,4 per cento nelle Americhe e appena lo 0,1 per cento in Europa occidentale. Mars ha aperto un nuovo stabilimento in Kansas all’inizio di quest’anno per soddisfare la domanda crescente, e il mese scorso Barry Callebaut ha annunciato che avrebbe versato oltre 7 milioni di sterline per ampliare il suo stabilimento di San Paolo, in Brasile. E come se non bastasse a mettere a rischio cacao e, di conseguenza, il cioccolato c’è anche l’Ebola. Già, perché il 70 per cento del cacao mondiale proviene dall’Africa occidentale, proprio la regione dei tre principali paesi colpiti dall’epidemia: il caos e le restrizioni per hanno già fatto cadere la produzione mondiale del cacao dello 0,7 per cento.