Poeta e drammaturgo spagnolo (Fuente Vaqueros 1898 – Víznar, Granada, 1936), Federico Garcia Lorca è tra le voci più originali del Novecento spagnolo, amico di Dalí e Buñuel, partecipò ai vari tentativi modernisti, specialmente impressionisti. Compì i suoi studi prima ad Almería e quindi nell’università di Granada dove studiò filosofia e diritto, laureandosi in giurisprudenza nel 1923. Appassionato di teatro, fondò nel 1931 il teatro universitario “La Barraca” che diresse con Eduardo Ugarte. Nel 1930, in un momento di grande depressione, la famiglia gli regalò un viaggio negli Stati Uniti che fu molto importante per il suo arricchimento culturale. Morì durante i primi giorni della guerra civile, fucilato dai nazionalisti che lo condannarono perché omosessuale e comunista. Questa poesia racchiude i dubbi, le paure, la trepidazione di chi è preda dell’amore, sentimento totalizzante che rende fragili e capaci di compiere azioni stupide generate dall’ansia di piacere a chi si ama. La sua tragica morte in evidente contrasto con l’amore per la vita, la bellezza e la poesia che per tutta l’esistenza lo accompagnarono, ha contribuito a renderlo immortale.
Canto XVII
di Federico Garcia Lorca
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,
ma non ne ho il coraggio: temo che
il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perché parlo stupidamente e nascondo
il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore per paura
che tu faccia lo stesso.
