“Una trasmissione in Rai? Perché no”. Intervistato da Aldo Cazzullo sulle colonne del Corriere della Sera Antonio Ricci, papà di Striscia la Notizia, non chiude la porta ad un eventuale approdo alla tv di Stato dopo 28 anni passati in Mediaset. “Tempo fa ne abbiamo parlato con alcuni dirigenti senza però concretizzare – dice Ricci – Non ci vedrei niente di strano. L’importante è avere la libertà che ho qui a Striscia”.
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Una libertà che ha permesso al tg satirico più famoso d’Italia di sopravvivere lungo 3 decadi con al timone le più diverse conduzioni. Un successo figlio del lavoro (costante e giornaliero) e di un format vincente: “Facciamo le cose che i tg non fanno più: dare spazio alle denunce della gente. Filmare i furbetti del cartelino, magari con la telecamera nascosta in un estintore. Occuparsi della malversazioni di Equitalia, che minaccia di denunciarci. Da lunedì purtroppo non possiamo più andare a chieder conto ai politici: scatta la par condicio. Una vera e propria censura”.
Censura che spesso si risolve anche i problematiche di altra natura, come querele (o percosse fisiche, per questo chiedere al povero Valerio Staffelli): “Abbiamo un sacco di guai, ma abbiamo anche punte da otto milioni di spettatori, sintomo che quello che facciamo è un prodotto di qualità e che piace alla gente”.
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