Da quando nel ’68 ci fu il movimento della cosiddetta “rivoluzione sessuale”, la macchina umana si è avviata sempre più verso l’efficacia della prestazione sessuale. Per compensare questo fenomeno è diventato necessario un completo funzionamento del nostro corpo, al di là di tutte le questioni etiche e morali; verso la celebrazione del profitto immediato. Come scrive Massimo Recalcati su Repubblica: “Se il corpo è una macchina che punta a realizzare il suo massimo godimento, bisogna saper oliare bene tutti gli ingranaggi. Si può allora salutare come un fattore di progresso e Civiltà il fatto che per molti rivolgersi al sessuologo non costituisca più un tabù e che anche molte donne adesso abbiano finalmente superate ataviche inibizioni e si siano finalmente autorizzate a offrire alle sessuologiche i loro corpi”. (Continua a leggere dopo la foto)
Ma se questo processo di perfezionamento della macchina volto alla prestazione assoluta ha portato i suo vantaggi a livello biologico, ha tirato fuori anche anche la questione del fattore inconscio del desiderio sessuale. Il quale non può essere separato dalla sessualità umana. (Continua a leggere dopo la foto)
E se alcune capacità performative possono essere rimediate con cure e prescrizione di farmaci, non si può invece fare niente per il desiderio e nemmeno ci può avvicinare. “Non è ancora stata inventata la pillola capace di accendere il desiderio”, continua Recalcati. “È il punto cieco della sessuologia che un mio vecchio paziente, dopo aver ottenuto il ripristino della capacità erettile del suo organo grazie a trattamenti farmacologici, mi descriveva smarrito: E ora chi riuscirà a collegare l’organo ad un desiderio che non c’è?”.
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