Un grave lutto ha colpito il mondo del giornalismo radiofonico italiano. La voce storica del Giornale Radio Rai e caposervizio del Gr3 nelle edizioni dell’alba, è scomparso improvvisamente nelle scorse ore. La notizia è stata resa nota l’11 aprile attraverso le edizioni del GR e da una commossa nota dell’UsigRai, il sindacato dei giornalisti Rai, che ha ricordatoil giornalista come “grande appassionato dell’Africa”, descrivendolo come “un collega sempre attento e gentile del quale sentiremo la mancanza”. Numerosi i messaggi di cordoglio rivolti alla sua famiglia, alla moglie Simona e ai figli Alessandro e Leonardo.
Nella redazione del Gr3 la notizia è stata accolta con profonda tristezza. I colleghi hanno voluto dedicare un ricordo affettuoso al giornalista: “Era uno dei colleghi di maggiore esperienza, sensibilità e impegno. Alla carriera giornalistica aveva unito quella di documentarista e scrittore”. Giuseppe Carrisi era una figura riservata, ma di grande cuore e umanità, come sottolineano i colleghi del Giornale Radio, visibilmente provati durante l’edizione condotta da Danilo Tolardo e Maria Rosaria Villivà, che hanno chiuso la diretta con la voce rotta dal pianto, sostenendosi a vicenda per dare l’ultimo saluto a un amico, prima ancora che a un collega.

Morto Giuseppe Carrisi, giornalista Rai voce del GR3 aveva 63 anni
La carriera di Giuseppe Carrisi alla Rai è stata lunga e articolata. Aveva lavorato anche al Gr Parlamento, all’editing del Gr2 e per anni nella redazione Esteri, dove aveva portato avanti il suo impegno per la sensibilizzazione sulle condizioni nei Paesi in via di sviluppo, in particolare in Africa. Era un giornalista che non si limitava alla cronaca, ma cercava di scavare in profondità, di raccontare il mondo attraverso le sue ferite più aperte. Questa stessa dedizione lo aveva spinto verso l’attività di documentarista e scrittore, portando all’attenzione del pubblico italiano realtà spesso dimenticate.

Autore di numerosi reportage da zone di guerra – Palestina, Sierra Leone, Uganda, Repubblica Democratica del Congo – Carrisi ha raccontato con onestà e delicatezza le tragedie del nostro tempo. Tra i suoi lavori più noti, il volume Kalami va alla guerra, dedicato al fenomeno dei bambini soldato, che ha ispirato anche il documentario Kidogò, un bambino soldato, presentato al Giffoni Film Festival. È stato anche autore e regista di Voci dal buio, un toccante racconto parallelo tra i giovani affiliati alla camorra e i loro coetanei congolesi, e della docufiction Zarema e le altre, incentrata sul drammatico fenomeno delle “vedove nere” in Cecenia.


Nel corso della sua attività editoriale, ha pubblicato opere di forte impatto sociale e culturale, come Tutto quello che dovresti sapere sull’Africa e che nessuno ti ha mai raccontato, che gli è valso il Premio Fregene per la saggistica, oltre a Gioventù camorrista e La fabbrica delle prostitute, editi da Newton Compton. Testi che riflettono la sua instancabile voglia di denunciare, di informare e di dare voce a chi non ce l’ha.
La sua scomparsa lascia un vuoto profondo nel giornalismo italiano, e in particolare nel Giornale Radio Rai, dove Carrisi era un punto di riferimento, stimato da tutti per la sua professionalità e umanità. Il suo lavoro resta, come memoria viva di un impegno raro, di una passione sincera per la verità e di una dedizione che andava oltre il mestiere.