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Se il nonno decide di rapire Berlusconi

A ottantasette anni si dovrebbe avere di meglio da fare che brigare per un amore irraggiungibile, impegnarsi in azioni di disturbo alle auto blu in corsia preferenziale e studiare un piano per rapire… Silvio Berlusconi. Ma Angelo è un ex partigiano che tendeva agguati ai convogli della Wehrmacht, che sopravvive con la pensione minima, che non riesce più a far valere i propri diritti nemmeno con un impiegato del comune e che lotta quotidianamente contro una società che fa di tutto per farlo sentire inutile. E così, proprio quando sarebbe lecito disinteressarsi del mondo e pensare solo a trascorrere serenamente gli ultimi anni di vita, Angelo decide di reagire e di ottenere dall’uomo più potente del Paese ciò che secondo lui gli spetta di diritto. Insieme ad alcuni amici del centro anziani metterà a punto un piano incruento e geniale, che però sembra non tenere conto di una questione fondamentale: come possono sperare dei vecchi malconci di riuscire a rapire uno degli uomini più scortati al mondo? Ritornano l’umorismo la fantasia l’agro-dolce critica sociale dell’autore di Giulia 1300 e altri miracoli. Cosa succede se un gruppo di ottantenni ex partigiani decide di rapire Silvio Berlusconi? Sicuramente ci sarà da ridere… ma anche un po’ da piangere. Un’avventura esilarante ricca di colpi di scena innamoramenti senili e… file per la pensione.

 

 


 

“Ho ricominciato a considerarmi semplicemente un ex partigiano. Perché un partigiano è un partigiano, non ne esistono di moderati, estremisti o centristi. Esistono soltanto quelli che per restituire la dignità al Paese erano disposti a tutto, quelli che anche se gli americani erano sbarcati e avrebbero potuto aspettare che facessero tutto da soli, hanno scelto di resistere. Volevamo chiarire al mondo intero che non tutti gli italiani  erano afflitti da quel ridicolo tic al braccio destro, che i più non provavano nessun desiderio di andare a spezzare le reni a chicchessia.”

 


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