“Fango, omertà e mazzette”, ecco come è descritta la Rai nelle carte dell’inchiesta condotta dalla procura di Roma dopo la denuncia, presentata nel novembre 2012, da Pietro di Lorenzo contro alcuni alti funzionari di viale Mazzini. Scrive infatti il sostituto procuratore: “Dal monitoraggio delle telefonate (…) emerge che in seno all’azienda Rai vige “la legge del più forte” ove gli scambi di favore sono all’ordine del giorno, ove la professionalità dei personaggi televisivi passa in secondo ordine”. Purtroppo, insiste il pm “tale ipotesi rimane tale in quanto le operazioni tecniche non hanno permesso di rilevare nulla di concreto per quanto riguarda eventuali richieste concussive e le persone sentite a verbale nelle loro dichiarazioni sono state molto evasive, facendo attenzione a non gettare fango sull’azienda Rai e non coinvolgere alcun dirigente per timore di essere castigati”. Sotto intercettazione Pippo Baudo che parla di Pietro Di Lorenzo, titolare della società Ldm Comunicazione: “Quel produttore lì non ne ha mai azzeccata una, è uno che lavorava per motivi strettamente politici”. La Procura di Roma ha chiesto l’archiviazione, non avendo trovato riscontro alle accuse per “l’estrema omertà e vischiosità” che si respira in Rai. Chiara Galvagni, una delle iniziali indagate, il 7 giugno 2013 chiama Baudo per fargli gli auguri di compleanno e con l’occasione ne approfitta per sfogarsi: “Sono incazzata come un bufalo! (…) Non ho niente da difendere, non ho accuse di nessun genere se non insinuazioni e falsità già provate, sono incazzata con un’azienda che non difende un patrimonio che paga quotidianamente per far bene il suo lavoro”. Il noto conduttore televisivo le consiglia di reagire attaccando: “La cultura del sospetto è tremenda. (…) Poi questi due personaggi di cui parliamo sono veramente squallidi. (…) Quel produttore lì è un produttore che non ne ha mai azzeccata una, cioè è uno che lavora per motivi strettamente politici non per merito. (…) A me la cosa che mi meraviglia è quell’altro, il lungagnone, Paglia. (…) Lui pretendeva di essere e…consigliere, vice Direttore Generale.
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E non lo hanno fatto. E la colpa è tua? No! (…) Perché ormai non lo filano per niente, lui per loro è un combattente caduto”. Dopo la lunga chiacchierata con Baudo, Galvagni conclude così: “Io sono uno strumento per un appiglio ad una vicenda di una persona che, probabilmente, ha venduto un’azienda vuota, una scatola vuota, e deve dimostrare che è vuota perché non può lavorare con la Rai, non per incapacità, ma perché c’è qualcuno che fa la guerra”. “L’azienda non è mai stata venduta e gode di ottima salute. Le parole di Baudo sono dovute a vecchie ruggini: noi abbiamo portato la lirica su Rai Uno, mentre lui non c’è mai riuscito. Poi quando è venuto nel mio ufficio a chiedermi di fare un programma con Ldm, nel periodo in cui non lavorava più, non l’ho preso. Quanto ai presunti ‘sponsor’ politici, tutti i miei programmi sono stati chiusi quando Mauro Mazza era direttore di Rai Uno”. Guido Paglia, ex responsabile Relazioni esterne della Rai, risponde piccato al “Pippo nazionale”: “Mi ricordo ancora quando Baudo mi regalava cravatte di Battistoni, forse con la speranza che intercedessi per lui con Del Noce”.
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