Tra cinismo e splendore, tra l’atavico menefreghismo di chi ha visto imperi sorgere e poi crollare e il quotidiano incanto per quella “grande bellezza” che il mondo ci invidia, Roma è una città strana, contraddittoria, un luogo dell’anima che fatalmente sfugge anche a chi crede di possederla. Filippo La Porta, che la Città Eterna la conosce perché ci è nato e vissuto, prova a raccontarla in questo suo nuovo saggio (Roma è una bugia) attingendo al suo bagaglio di ricordi, dalla scuola con Carlo Verdone alla militanza politica in periferia, dal ’68 con Jimi Hendrix agli anni del declino. Vita vissuta ma anche vita raccontata: le cronache di quartiere e i grandi registi, Fellini, Moretti, infine Sorrentino. Una “ambigua, barocca miscela di disfacimento e di vitalità”, una “grande bugia” che da secoli non smette di affascinare, forse di disturbare, ma certamente di sorprendere.
Filippo La Porta
Roma è una bugia
Laterza, 2014, pp. 114
euro 12