Roberta Petrelluzzi non è sempre stata votata alla televisione. Il suo primo amore, infatti, è stato la scienza, che l’ha portata a laurearsi in Biologia e, successivamente, a accettare un contratto da ricercatrice nel dipartimento di Medicina e Chirurgia dell’Università La Sapienza di Roma. L’esordio sul piccolo schermo è stato il frutto di un incontro propizio tra circostanze favorevoli e talento: una selezione fortunata l’ha incoraggiata ad abbandonare camice e microscopio e, da un giorno all’altro, si è trovata catapultata negli studi di una neonata Raitre.
E dagli inizi come programmista regista nelle trasmissioni regionali del Lazio si è ritrovata a indossare i panni di autrice e a firmare programmi come La posta del cittadino, Roma città-anticittà e In pretura, precursore di quella che sarebbe diventata una delle colonne portanti del palinsesto del terzo canale. Aldo Grasso ha parlato di lei come uno dei «tre volti dolenti di Raitre», simpatica etichetta che il critico ha pensato di attribuire a quel triumvirato delle signore della cronaca nera in cui, oltre a lei, figurano le ormai altrettanto iconiche Franca Leosini e Federica Sciarelli. (Continua a leggere dopo la foto)

Nel 1987 Un giorno in pretura diventa una trasmissione di prima serata e il 18 gennaio del 1988 inizia il suo lungo percorso sulla terza rete nazionale. Da semplice funzione di controllo sull’andamento della giustizia, il programma si trasforma in un grande affresco della realtà italiana. Le aule giudiziarie vengono coperte a 360 gradi dalle telecamere del programma: si passa da quelle pretorili a quelle di tribunale fino alla Corte di assise. Sono moltissimi i processi ripresi e trasmessi dal programma nel corso degli anni. Tra i tanti quello a Erich Priebke per l’eccidio delle Fosse Ardeatine, il processo nodale dell’era Tangentopoli, quello a Sergio Cusani, senza dimenticare le pagine più cupe della cronaca nera nazionale come i processi relativi alle vicende del Mostro di Firenze, ai sequestri Celadon e Soffiantini, all’omicidio di Marta Russo, al serial killer della Liguria Donato Bilancia, e i processi sulla Strage di Erba e sul Delitto di Avetrana. (Continua a leggere dopo la foto)

Negli anni di Un giorno in pretura, Roberta Petrelluzzi ha realizzato anche altri programmi che meritano di essere ricordati. Tra questi La valle del Torbido, un film inchiesta del 1993 sulle estorsioni nella Locride; Taxi Story, un mix di racconti dal vivo e ricostruzioni filmate di vicende realmente accadute a taxisti romani e napoletani; Ale`…oh…oh Roma – Inter con gli ultras tifosi ultrà della Roma e dell’Inter seguiti prima, durante e dopo la finale della Coppa UEFA 1990-1991. Sui social l’hanno innalzata a icona contemporanea ma lei, che ha un rapporto di amore e odio con la tecnologia, non si è sicuramente montata la testa. E ha incassato i numerosi complimenti ricevuti solo come riconoscimento della sua fatica professionale. In un’intervista a Tvblog, ha parlato di questa incoronazione a regina del web come di ‘’un segno dei tempi presenti, nei quali anche un’illustre, normale, banale signora può diventare icona’’. (Continua a leggere dopo la foto)


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“Raccontiamo la realtà all’Italia. – ha detto la conduttrice parlando di Un giorno in pretura – Nei processi, quando ad esempio si narrano fatti di sangue, emergono le parti più profonde degli esseri umani. Ciò porta i telespettatori a discutere, perfino litigare in famiglia davanti alla televisione. La nostra formula è l’unica possibile per rendere un processo leggibile”. La conduttrice e regista Roberta Petrelluzzi è nata ad Adrara San Martino (Bergamo), il 1° gennaio 1944. È alta 160 centimetri per un peso di circa 65 chili. La vita privata della conduttrice è avvolta dal totale riserbo. Sul web non si trova alcuna notizia su mariti, compagni e figli.