Cosa accomuna Billie Holiday e Tennessee Williams? Miles Davis al torero Manolete? Il San Tommaso di Caravaggio a un passo di Flamenco? È una forza oscura e misteriosa. È il Duende. Federico Garcia Lorca, nella sua Teoria y juego del Duende ha scritto: “Tutto ciò che ha suoni oscuri ha duende. Questi suoni oscuri sono il mistero, le radici che affondano nel limo che tutti noi conosciamo, che tutti ignoriamo, ma da dove proviene ciò che è sostanziale nell’arte. Il duende è un potere e non un agire, è un lottare e non un pensare. Ho sentito dire a un vecchio maestro di chitarra: Il duende non sta nella gola; il duende sale interiormente dalla pianta dei piedi. Vale a dire, non è questione di facoltà, bensì di autentico estilo vivo; ovvero di sangue; cioè, di antichissima cultura, di creazione in atto. Per cercare il duende non vi è né mappa né esercizio. Si sa soltanto che brucia il sangue come un topico di vetri, che prosciuga, che respinge tutta la dolce geometria appresa, che rompe gli stili”. Capire da dove proviene questa “forza” è impossibile. Il Duende appare e scompare a suo piacimento, non segue alcuna regola, non si sa da dove viene e non si sa dove va. A volte lo cerchi e non arriva. A volte, quando meno te lo aspetti, irrompe e crea bellezza. È l’energia, lo ‘Spirito’ che abita ogni forma d’arte (e musica, canto, danza, letteratura, pittura sono i veicoli tramite i quali il Duende si manifesta a noi). È l’inquietudine umana che si fa creazione. Quella forza indecifrabile, quell’energia oscura che risulta essere il vero e profondo motore dell’esperienza del vivere, di ogni vivere autentico. E, soprattutto, l’unica via per l’arte.