Domenica scorsa, nello zoo di San Diego (California), è morto uno degli ultimi sei esemplari di rinoceronte bianco settentrionale rimasti sul pianeta. Si chiamava Angalifu, aveva 44 anni ed è deceduto per cause naturali, di vecchiaia insomma.
A un passo dall’estinzione. Il destino di questi animali non è mai stato tanto in bilico: in tutto il mondo ora ne restano soltanto 5. E una riproduzione pare difficile. Nel corso degli anni questi animali sono stati sterminati dai bracconieri a caccia del loro prezioso corno d’avorio. In alcune culture africane il corno è erroneamente considerato un medicinale e potente afrodisiaco.
“La morte di Angalifu è un’enorme perdita per tutti noi – ha dichiarato lo zoosafari di San Diego – non solo perché era molto amato qui, ma anche perché la sua morte porta questa meravigliosa specie ad un passo più vicino dall’estinzione”. Allo zoo californiano ora resta un solo rinoceronte bianco settentrionale, una femmina di nome Nola, anch’essa in età avanzata. Angalifu era arrivato a San Diego da uno zoo del Sudan una trentina d’anni fa. Gli scienziati speravano che l’esemplare potesse accoppiarsi con Nola, ma i tentativi non avevano avuto successo. Suni, una femmina ospite in un parco del Kenia, era è morta lo scorso ottobre. L’ultimo esemplare giovane di rinoceronte bianco si chiama invece Nabire e vive allo zoo di Dvur Kralové, nella Repubblica Ceca, mentre altri tre si trovano in una riserva in Kenya.
Fecondazione in vitro. Cinque rinoceronti bianchi, dunque, dei quali soltanto tre in età di riprodursi per una sottospecie (definita “settentrionale”) che nel 1963 contava ancora mille esemplari. Appena la scorsa settimana le autorità keniane avevano annunciato che gli esemplari della riserva (un maschio e due femmine) non si riproducono naturalmente. Per questo ora tenteranno con una fecondazione in vitro della specie, un esperimento che potrebbe avvenire con una madre surrogata di rinoceronte bianco meridionale (ne esistono circa 11 mila, soprattutto in Africa). Creare una specie ibrida potrebbe essere l’ultima spiaggia per evitare la totale estinzione.
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