Per 12 anni l’abbiamo vista tifare Lazio a ‘’Quelli che il calcio’’. Immancabile sciarpa biancoceleste, Suor Paola D’Auria era ospite fissa della trasmissione condotta da Fabio Fazio e quell’esperienza le diede una grande popolarità. Di origine calabrese, romana di adozione, suor Paola fa parte della congregazione delle Suore scolastiche francescane di Cristo Re. Si è fatta suora a vent’anni e quest’anno compirà cinquant’anni di vita religiosa. La monaca tifosa ritornata in tv come presenza fissa nel programma di Rai 1 A sua immagine, ma continua ad aiutare le persone bisognose. ‘’Al mattino insegno ai bambini della scuola del Sacro Cuore, che si trova vicino allo Stadio Olimpico, – ha raccontato in una lunga intervista rilasciata a Famiglia Cristiana – quindi per me è un po’ stare fra casa e bottega. Poi mi occupo di tre case famiglia. Una ospita donne vittime di violenze, un’altra accoglie bambini soli e adolescenti, la terza funziona come centro anziani durante il giorno, mentre la sera diventa una mensa per i poveri. (Continua a leggere dopo la foto)

‘’Inoltre, – ha proseguito – quasi ogni giorno faccio volontariato nel carcere di Regina Coeli, mentre ogni domenica vado con il camper della solidarietà nelle periferie di Roma a distribuire viveri e indumenti per le persone più bisognose’’. Impossibile non parlare di calcio con la suora tifosissima ed innamorata di Lazio. Ma oggi per lei è più difficile andare allo stadio come una volta: “Con tutte le cose che ho da fare, ci vado un po’ meno. Ma tifo sempre per la Lazio e mi auguro sempre la sconfitta della Roma. Ma i romanisti mi vogliono un sacco di bene. Ridiamo insieme, ci prendiamo in giro, scherziamo. Pensi che uno dei miei primi volontari è stato Damiano Tommasi, un ragazzo d’oro che mi ha aiutato tantissimo’’. (Continua a leggere dopo le foto)


{loadposition intext}
Durante l’intervista Suor Paola ha spiegato anche il perché dell’amore per i biancocelesti. ‘’Perché tifo Lazio? L’ho sempre considerata la squadra povera di questa città. Quando bussai alle porte di Roma e Lazio per chiedere un aiuto ai ragazzi che allenavo, alla Roma trovai porte chiuse, invece alla Lazio trovai braccia aperte e mi diedero anche il permesso di usare il loro campo di allenamento”.