Su un tavolo da biliardo si svela l’umanità raccontata con il piglio fantasioso e ironico di Stefano Benni. Pantera è una favola d’altri tempi, un film western in cui si sfidano i cappelli bianchi e i cappelli neri e in cui si fa di tutto per una donna: si vive e si muore. In una cantina fumosa e leggendaria, l’Accademia dei tre Principi, personaggi famosi per la loro bellezza, per il loro carisma e per come hanno plasmato la storia, si sfidano a colpi di stecca. Garibaldi, Delon, Valdo, il professore e molti altri colpo dopo colpo tengono conto, su un squadernino sdrucito, di vittorie e sconfitte, decise da una sorta di Omero, un Borges vecchio e cieco che metaforicamente decide i destini del mondo. Benni descrive attraverso questo strano club del biliardo a cui si accede solo se si è compiuto un’opera davvero grande nel corso della propria vita, il cambiamento del pensiero moderno attraverso personaggi che ironizzano di se stessi e del mondo che speravano di trasformare. L’equilibrio sembra comunque raggiunto in questo scantinato dall’odore di fumo e di rum sino a quando tra pensatori, attori, guerriglieri, saggi e filosofi, giunge lei, la Pantera. Sinuosa, bellissima, sexy e travolgente, questa giovane donna dalle gambe lunga non solo è affascinante, ma è anche una regina della stecca e nessuno sembra poterla battere. L’Accademia dei tre Principi sembra avere così un momento di tracollo e collasso, ma forse una soluzione c’è perché in città sta per arrivare Jones l’inglese. E al suo fascino nessuno può resistere, neppure la Pantera. L’amore riuscirà a cambiare il mondo racchiuso in quei colpi sordi, in quei tavoli verdi? Benni ce lo dirà nel suo modo assurdo e superlativo.
Stefano Benni, Luca Ralli
Pantera
Feltrinelli, 2014, 106 p.
euro 12,00