Durante un incontro privato nella saletta accanto all’Aula Paolo VI in Vaticano, l’attore Giovanni Scifoni ha avuto un’opportunità rara: rivolgere una domanda direttamente a Papa Francesco. Il tema era uno dei più profondi e delicati dell’insegnamento cristiano, il perdono, da sempre considerato dalla Chiesa un principio fondamentale, strettamente legato alla misericordia divina. Il Pontefice, con il tono confidenziale che spesso accompagna i suoi interventi più sentiti, ha condiviso non solo la sua visione del perdono, ma anche un rimorso personale che ancora oggi lo accompagna.
Papa Francesco ha sottolineato l’importanza del perdono come “la migliore medicina”, ribadendo che “perdonare è bello, ma anche essere perdonati”. In un passaggio particolarmente toccante, ha spiegato la distinzione essenziale tra perdonare e dimenticare: “Dobbiamo distinguere, una cosa è perdonare, un’altra cosa è dimenticare. Non si può dimenticare. Ma perdonare nel ricordo è molto importante“. Ha poi aggiunto un dettaglio del suo dialogo notturno con Dio: “La notte quando faccio un po’ di preghiera e vedo qualcosa che non è andata bene, ‘Perdoname’”, ha detto guardando idealmente verso il cielo.

Papa Francesco, cosa ha detto nell’ultima intervista alle Iene
Il racconto più intenso, però, è emerso durante un’intervista rilasciata a Le Iene, dove il Santo Padre ha confidato un dolore che ancora oggi non riesce a superare: il ricordo di un rifiuto, di una chiusura nei confronti di una donna che aveva segnato la sua infanzia. Si trattava di una migrante siciliana che, dopo aver perso il marito in guerra, aiutava la madre di Jorge Mario Bergoglio alcune volte alla settimana. Anni dopo, quando lui era già rettore di una facoltà, la donna si era presentata per salutarlo, ma lui, preso da mille impegni, aveva detto di non esserci. “Questo è stato un dolore enorme”, ha confessato il Papa.

Nonostante il tempo passato, quel momento ha continuato a pesare sul cuore di Francesco. Solo anni dopo, quando era già arcivescovo, ebbe l’occasione di rivedere quella donna, grazie all’intercessione dei suoi figli. Il loro incontro fu un momento di grande commozione, ma non sufficiente a cancellare il senso di colpa. “Io mai mi sono perdonato nell’averle detto di no”, ha detto con voce spezzata, “perché ero indaffarato, e tante altre cose. Quel ricordo torna sempre”.

Da allora, il Papa porta ogni giorno con sé la medaglia che quella donna gli regalò prima di morire. Un oggetto che è diventato simbolo di un dolore intimo e di una memoria viva, ma anche di un percorso spirituale costante, fatto di richieste di perdono e di riconciliazione con sé stessi. Un esempio potente di come anche chi guida la Chiesa non sia immune ai rimorsi e alle fragilità umane, ma scelga ogni giorno di affrontarli alla luce della fede.