Due grandi betili di arenaria mutilati dalle lame dell’aratro, diversi frammenti di statua poco appariscenti ma comunque appartenenti a una figura umana e poi un maestoso torso di pugilatore ancora incastonato nel sottile strato di terra fertile che ricopre la collinetta di Mont’e Prama nel Sinis di Cabras, zona centro-occidentale della Sardegna. Sono questi gli ultimi straordinari reperti che stanno venendo alla luce dalla campagna di scavi, iniziata nel maggio scorso, nella località che già 40 anni fa fu teatro di uno spettacolare ritrovamento: migliaia di frammenti scultorei vennero riassemblati e 24 statue di guerrieri, arcieri e pugilatori tornarono ad incutere rispetto. La scoperta del torso di pugilatore è di pochi giorni fa. “Si riconosce che appartiene a un pugilatore dall’attacco del braccio destro, mancante, che è nella posizione di chi solleva e fa vedere il guantone armato”, spiega l’archeologo della Soprintendenza Alessandro Usai, che però smorza subito facili entusiasmi. “Non è necessariamente la parte di una nuova statua che si aggiunge alle 24 già ricostruite ed esposte, potrebbe anzi appartenere proprio a una di quelle già ricostruite ma incomplete”, puntualizza ammettendo comunque l’importanza del ritrovamento. I Giganti di mont’e Prama, ora esposti al Museo nazionale archeologico di Cagliari e al Museo civico di Cabras, sono sculture nuragiche scolpite a tutto tondo in arenaria gessosa locale e la loro altezza varia tra i 2 e i 2,5 metri. La stima della loro età oscilla dall’VIII secolo a.C. al IX o addirittura al X secolo a.C., ipotesi che potrebbero farne fra le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo, in quanto antecedenti ai kouroi della Grecia antica, dopo le sculture egizie.