Marco Mengoni ha vinto l’edizione numero 73 del Festival di Sanremo con il brano Due Vite. Secondo posto per Lazza. Terzo Mr. Rain. Quarto posto per Ultimo, quinto Tananai. “Volevo dedicare questo premio a tutte le donne che hanno partecipato, che sono delle cantanti meravigliose. Nella top five siamo arrivati in cinque ragazzi”. Mengoni, che piazza il bis a distanza da 10 anni dalla prima volta, è stato incoronato da Amadeus e Gianni Morandi, nuovamente Chiara Ferragni.
Chiare che, per la prima uscita sul palco dell’Ariston, sceglie un busto dorato, sopra il quale è scolpito un grosso lucchetto, e il corpo avvolto in un imponente drappo blu: un outfit che rappresenta la donna madre e guerriera, come spiegato da lei stessa su Instagram. Marco Mengoni che ha raccontato di soffrire di un particolare disturbo il dismorfismo. Il cantante ha confessato di soffrire di questa patologia in una recente intervista al settimanale Sette. È un problema di famiglia, ne hanno sofferto anche altre parenti strette di Mengoni: la mamma, la zia e forse anche la nonna.
Leggi anche: “Perché si è vestita così”. Sanremo, Chiara Ferragni senza freni: messaggio segreto dietro il look della finale
Marco Mengoni, il vincitore di Sanremo soffre di dismorfismo
“Sono cresciuto in una famiglia matriarcale. Nonna Iolanda è rimasta vedova presto e ha fatto la mamma, la nonna e la manager del negozio di famiglia a Ronciglione. Ci teneva all’apparenza, sempre precisa nel trucco e nei capelli, quasi caricaturale. Lei, mamma e zia erano donne bellissime che però nell’intimità soffrivano vedendosi piene di difetti. Si buttavano giù. Quante volte le ho sentite dire “quanto so’ brutta”, raccontava.
Il dismorfismo corporeo, o per meglio dire, il disturbo da dismorfismo corporeo (BDD), corrisponde a un’eccessiva preoccupazione per peculiarità che il soggetto interessato percepisce come difetti. Di conseguenza, persone che magari consideriamo divinità scese in terra per la loro bellezza, potrebbero non pensarla affatto così, e anzi struggersi davanti al loro riflesso.
Nel dismorfismo corporeo, quelle caratteristiche viste come “imperfezioni” o “difetti” sono il principale focus su cui si concentra il soggetto, il fulcro della sua ossessione, che diventa una problematica così grande da indurre chi ne soffre a sentirsi sbagliato nella totalità del suo essere, a sentirsi “brutto” o “deforme”