La polizia ungherese è finita al centro di pesanti critiche dopo aver aver dispensato un consiglio alle donne secondo il quale, per prevenire gli stupri, dovrebbero evitare di flirtare. Questo dopo aver diffuso un video nel quale di fatto la responsabilità degli stupri viene addossata alle vittime. Messaggi che, secondo i gruppi per i diritti delle donne, colpevolizzano le vittime delle violenze. La polizia di Vas, ieri, ha affermato che, per le giovani donne, flirtare potrebbe “provocare la violenza”. Un consiglio indelicato, arrivato proprio nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. La nuova gaffe della polizia è venuta dopo che la polizia ungherese era già finita nell’occhio del ciclone per aver diffuso un video con lo slogan nel quale si mostrava un gruppo di giovane donne impegnate a danzare e bere con uomini in un nightclub e poi l’assalto sessuale a una di loro da parte di uno straniero. “E’ colpa tua”: il video della polizia contro le donne violentate. Come se bastasse flirtare o bere un bicchiere in più, come se subire violenza fosse una colpa delle donne.
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A innescare la rabbia dei gruppi che combattono per i diritti delle donne, e di alcuni partiti politici, è stato un video che il dipartimento ha postato sul proprio canale Youtube il 22 novembre scorso dal titolo Selfie Klip. L’intento è sensibilizzare tutti sul tema della violenza sulle donne, ma il risultato è diametralmente opposto. Nelle immagini si vedono tre ragazze che si preparano per una serata in discoteca. Le giovani si vestono in maniera sexy, giocano con l’alcol, si truccano e, una volta nel locale, conoscono ragazzi e si scatenano in pista. A tratti compare una ragazza dal trucco disfatto e la t-shirt strappata, che ha subito violenza. Ma le protagoniste del video, una in particolare, cancellano quell’immagine e continuano a divertirsi. Almeno fino a quando, alla fine del party, una delle tre amiche incontra sulla strada verso casa un uomo che l’aggredisce. L’ultima immagine è forte. Una ragazza lasciata sull’asfalto, appena violentata, con il truffo sfatto e lo sguardo perso nel vuoto. Le parole che accompagnano le immagini sono ancora più forti: “Tu puoi fare qualcosa per questo, tu puoi fare qualcosa contro questo”.