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La storia di un padre che non accetta il figlio gay sconvolge ”C’è posta per te”, presente anche la madre coraggiosissima del ragazzo: ”Per me puoi anche morire…”

 

A ”C’è posta per te” ha suscitato molto scalpore la storia di Salvatore, Tania ed Emanuele. Il primo è marito della signora e papà del ragazzo. Salvatore ha litigato con entrambi: non accetta l’omosessualità del figlio e la moglie ha deciso di cacciarlo di casa. L’uomo vorrebbe recuperare il rapporto con moglie e figlio ma non ci riesce. Quando ha saputo dell’omosessualità di Emanuele gli ha scritto un sms pesante: ”Per me puoi anche morire”. Il desiderio di Salvatore? ”Voglio tornare a casa, a vivere con la mia famiglia, mia moglie e i miei figli Ho una mentalità all’antica e sono stato un po’ un marito padrone”. Confessa anche di aver usato, in alcune occasioni, toni sbagliati con la moglie. Il ragazzo aveva paura di tornare a casa, temeva la reazione del padre: ”Mi sono pentito di averti messo al mondo, non voglio più vederti, devi morire”, scriveva salvatore a Emanuele.

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Ora Salvatore vorrebbe recuperare: ”Ciao amore, ciao Manu. Manuè, ti chiedo perdono di non essere stato mai un padre affettuoso. Ti chiedo perdono per i brutti messaggi che ti ho scritto e non mi importa se sei gay. Sei e sarai sempre mio figlio, ti voglio bene. Amore, ti chiedo perdono, se ti ho sempre trattato male. Ti chiedo perdono, ti prometto che sarò un padre migliore, un marito migliore e un uomo migliore. Senza di voi la mia vita non ha un senso, ti amo, fammi tornare a casa”. La reazione del ragazzo e della mamma è glaciale, non accettano le scuse dell’uomo. Emanuele sottolinea: ”Un uomo che non mi ha dato mai affetto, una carezza, non mi ha mai chiesto come è andata a scuola… Mi sono ritrovato con mia mamma, mia nonna e mio nonno… però questa cosa in un ragazzo pressa molto. Non potevo più fingere e recitare, mi ha portato al punto di recitare e di farmi portare una mia amica a casa dicendo che era la mia fidanzata. Per lui dovevo parlare solo siciliano come i veri uomini. Io, come persona, l’ho perdonato. Ma come padre no. Gli auguro la felicità di tutto questo mondo ma con me, personalmente, no. Dopo due mesi, quattro mesi, lui ricomincerà. Ci siamo già passati, non è stato soltanto un episodio ma tanti. Lui diceva sempre che cambiava, che era l’ultima”. L’uomo continua a implorare perdono ma la busta viene chiusa.


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