“E’ ipocrisia cacciare via un rifugiato. Se mi dico cristiano e caccio un rifugiato io sono ipocrita”. Per Papa Francesco sono ipocriti “tutti quelli che vogliono difendere il cristianesimo e sono contro i rifugiati e le altre religioni. Il peccato che Gesù condanna di più – ha spiegato – è l’ipocrisia: non si può essere cristiano senza vivere come cristiano, senza praticare le beatitudini quello che Gesù ci insegna il Vangelo”. Queste parole Papa Francesco le ha rivolte ai giovani protestanti e cattolici della Sassonia. Del tema Francesco ne ha parlato sempre questa mattina anche nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2017. “Sono in primo luogo i minori – ha denunciato il Papa – a pagare i costi gravosi dell’emigrazione, provocata quasi sempre dalla violenza, dalla miseria e dalle condizioni ambientali, fattori ai quali si associa anche la globalizzazione nei suoi aspetti negativi”.
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La Giornata sarà celebrata domenica 15 gennaio. Nel testo del messaggio, intitolato “Migranti minorenni, vulnerabili senza voce”, Francesco, riporta La Repubblica, accusa la corsa sfrenata verso guadagni rapidi e facili”, una corsa che “comporta anche lo sviluppo di aberranti piaghe come il traffico di bambini, lo sfruttamento e l’abuso di minori e, in generale, la privazione dei diritti inerenti alla fanciullezza sanciti dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia. L’età infantile, per la sua particolare delicatezza, ha delle esigenze uniche e irrinunciabili.
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Anzitutto il diritto ad un ambiente familiare sano e protetto dove poter crescere sotto la guida e l’esempio di un papà e di una mamma; poi, il diritto-dovere a ricevere un’educazione adeguata, principalmente nella famiglia e anche nella scuola, dove i fanciulli possano crescere come persone e protagonisti del futuro proprio e della rispettiva nazione”.
“Di fatto, in molte zone del mondo, – ha sottolineato ancora il Papa – leggere, scrivere e fare i calcoli più elementari è ancora un privilegio per pochi. Tutti i minori, poi, hanno diritto a giocare e a fare attività ricreative, hanno diritto insomma ad essere bambini. Tra i migranti, invece, i fanciulli costituiscono il gruppo più vulnerabile perché, mentre si affacciano alla vita, sono invisibili e senza voce: la precarietà li priva di documenti, nascondendoli agli occhi del mondo; l’assenza di adulti che li accompagnano impedisce che la loro voce si alzi e si faccia sentire. In tal modo, i minori migranti finiscono facilmente nei livelli più bassi del degrado umano, dove illegalità e violenza bruciano in una fiammata il futuro di troppi innocenti, mentre la rete dell’abuso dei minori è dura da spezzare”.