Era l’alba del 13 ottobre dell’Anno Domini 1307. Un’operazione militare degna dei migliori raid polizieschi moderni portava all’arresto di tutti i Templari presenti sul territorio francese e il conseguente sequestro dei beni dell’ordine. L’operazione concepita dal re Filippo il Bello portò all’arresto di 546 cavalieri, quasi tutti gli appartenenti all’ordine, e solo una dozzina di cavalieri riuscì a sfuggire alla cattura.
Tra questi non c’era il Gran Maestro Jacques de Molay che pur avvisato e in grado di scappare per tempo, preferì farsi arrestare convinto di riuscire a difendere se stesso e l’Ordine del Tempio dalle terribili accuse di blasfemia, eresia e sodomia. Nelle carceri del re gli arrestati subirono feroci torture, talmente crudeli da sembrare spaventose agli stessi uomini del tempo: molti morirono prima di poter confessare. Gli altri vennero condannati al rogo, compreso De Molay che ritrattò la confessione fatta in un primo momento e finì alle fiamme con orgoglio e dignità. Da quel terribile giorno il venerdì 13 divenne simbolo e metafora di “grande sciagura” e sfortuna.