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Il manoscritto dell’Infinito? Non è di Giacomo Leopardi

Vanni Leopardi si era mostrato subito scettico. L’ “autografo” del L’Infinito scoperto e messo all’asta qualche settimana fa non convinceva il discendente del Poeta: “Forse è una copia, fatta non per motivi di frode, ma semplicemente per riprodurre un documento identico all’originale in un’epoca in cui non esistevano le fotocopiatrici”. La Procura di Macerata, però, sente proprio puzza di truffa e ha iscritto nel registro degli indagati i venditori, un insegnante in pensione e il direttore di una biblioteca maceratese. I due erano già in trattativa con la Regione Marche, pronta a sborsare 500 mila euro pur di non far finire la preziosa reliquia in mano ai privati. Soldi risparmiati, perché quel manoscritto non è di Giacomo Leopardi: “È un calco, un perfetto facsimile, intenzionalmente prodotto” assicura una perizia allegata agli atti. L’inchiesta procede,  l’Infinito farlocco è stato sequestrato.



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