Tre mesi fa l’incendio della Grenfell Tower di Londra. Un’enorme pira funebre nel cuore della capitale inglese ancora impressa negli occhi. Ottanta persone persero la vita in quel disastro tra cui due ragazzi italiani Gloria Trevisan, 27 anni di Camposampiero, in provincia di Padova e Marco Gottardi, 27 anni di San Stino di Livenza, in provincia di Venezia erano entrambi architetti, a Londra per motivi di lavoro. Un numero che, nelle settimane scorse, ha rischiato di aumentare. Almeno 20 persone presenti quella notte nella torre di 24 piani hanno tentato di togliersi la vita nelle ultime settimane . Il numero è fornito da Yvette Greenway, fondatrice dell’associazione Silence of Suicide. La Bbc non conferma questo dato ma sono numeri che arrivano da operatori sociali in stretto contatto con i residenti della Grenfell Tower. Greenway racconta che quelle persone non riescono a cancellare dalla propria mente l’immagine di quell’edificio in fiamme, non riescono a scrollarsi di dosso il “senso di colpa del sopravvissuto”. «Si sentono isolati – spiega alla Bbc -, in molti si sono dati all’alcol e alla droga». (Continua dopo la foto)
L’allarme è anche in vista dei prossimi mesi: «Ci sono molti altri casi di disturbo post-traumatico da stress, depressione, ansia e auto-danneggiamento quando le persone raggiungono le diverse fasi di trauma. Tutti saranno colpiti in tempi diversi – commenta ancora la fondatrice di Silence of Suicide – Abbiamo bisogno di una garanzia di salute mentale a lungo termine almeno per i prossimi tre decenni, forse più a lungo». Intanto proseguono le indagini. Secondo gli investigatori, ci sono “motivi sufficienti” per definire la strage della Grenfell Tower di Londra “un omicidio colposo provocato da una o più aziende”. E’ quanto emerge in una lettera della Metropolitan Police inviata ai residenti del grattacielo. (Continua dopo le foto)
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Secondo quanto si legge in un documento dello scorso luglio, gli agenti del Met hanno “sequestrato una grande quantità di materiale e hanno raccolto un gran numero di testimonianze”. “Dopo una valutazione iniziale di tali informazioni, l’ufficiale che ha condotto l’inchiesta ha notificato al Royal Borough of Kensington e la Chelsea and the Kensington and Chelsea Tenant Management Organisation (ente delle case popolari di Kensington e Chelsea ndr), che esistono ragionevoli motivi per sospettare che ogni organizzazione abbia commesso il reato di omicidio colposo nell’ambito del Corporate Manslaughter and Corporate Homicide Act 2007”.