La furia devastante dell’Isis oltre a portare morte e terrore mira a cancellare anche la memoria dei popoli. Lo racconta al Corriere Padre Najeeb Michaeel, Domenicano, che viveva nel monastero di Qaraqosh, a venti chilometri da Mosul e che ha dedicato la vita alla ricerca e al restauro di testi antichi. «Non solo testi cristiani, abbiamo sempre raccolto manoscritti musulmani, yazidi, ebraici, armeni e di tutte le comunità che hanno abitato la Mesopotamia: li raccoglievamo, e dopo averli restaurati e inseriti nel nostro archivio digitale li riportavamo nei luoghi da dove provenivano, ecco perché non li ho potuti salvare tutti».
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Coraggiosamente, la notte in cui i terroristi islamici sono entrati a Qaraqosh, nella piana di Ninive, insieme a tante persone ha voluto salvare i preziosi codici che custodiscono quasi duemila anni di storia, caricandoli nei camion diretti ad Erbil, oltre la linea dietro la quale si sono attestate a difesa le forze peshmerga, che in estate si sono ritirate velocemente abbandonando agli uomini in nero tutta la piana. Padre Najeeb teme che possano fare la fine dei testi rimasti nelle città della piana di Ninive, dati alle fiamme e sacrificati sull’altare della follia integralista, per questo non vuole rivelare dove sono custoditi: «Salvare questi libri significa affermare che siamo ancora qui, questa è la nostra terra natale, la nostra cultura fa parte di questi luoghi, dagli albori della cristianità, nonostante tutte le difficoltà, le violenze, la paura…so che hanno bruciato tutto, ma questi li ho salvati, e con loro la nostra memoria».
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