Per fare un Gabibbo ci vogliono tre persone: Lorenzo Beccati che gli dà la voce con il suo inconfondibile accento genovese, Antonio Ricci che canta le canzoni e, fino allo scorso anno, Gero Cardarelli il mimo, ovvero il “ripieno”, scomparso nell’agosto del 2017 e sostituito da Rocco Gaudimonte. È un pupazzo che raffigura una creatura calva, completamente rossa, dalla bocca molto larga (con l’interno nero) e il suo abbigliamento tipico è molto minimale (cosiddetta falsa camicia, papillon e polsini con gemelli) se non addirittura del tutto assente come ai tempi del suo esordio, ed è genovese; oltre all’accento ligure e ai saltuari riferimenti allo stereotipo del genovese avaro, anche l’uso sporadico di termini in lingua ligure serve a confermare questa sua origine (per esempio besugo, rumenta, palanche, belandi e simili). La storia del Gabibbo è molto discussa, soprattutto dopo il lungo contenzioso che lo ha visto protagonista insieme a un altro pupazzo: Big Red, la mascotte della Western Kentucky University. Ma andiamo con ordine. (Continua a leggere dopo la foto)
Nel 2002 la Western Kentucky University aveva fatto causa a Mediaset e a Fininvest chiedendo di non mandare più in onda il Gabibbo perché somigliava troppo al proprio personaggio portafortuna (pena un risarcimento di 100mila euro). Nel 2007 il tribunale di Ravenna dichiarò insussistente la lamentata contraffazione di Big Red; giudizio confermato poi nel 2011 dalla Corte d’Appello di Bologna che ha ritenuto che la mascotte, ideata da Ralph Carey, uno studente dell’Università, non fosse così originale da meritare la protezione del diritto d’autore, rilevando in ogni caso “differenze estetiche” e di “personalità” tra i due pupazzi – uno un tifoso di una squadra di pallacanestro, l’altro un giornalista – tali da escludere che il secondo fosse una contraffazione del primo. (Continua a leggere dopo la foto)
“La Corte di Cassazione prima sezione civile ha accolto il ricorso di Ralph Carey, ideatore nel 1979 del pupazzo Big Red, contro RTI spa, in relazione al cosiddetto plagio evolutivo del Gabibbo”, spiega l’avvocato Alberto Gambino, docente ordinario di diritto privato e legale di Carey. Anche se la Cassazione ribadisce che è esclusa l’ipotesi di plagio, l’avvocato chiede alla Corte di Appello di esprimersi nuovamente considerando la fattispecie del “plagio evolutivo”, non una copia ma una ispirazione non autorizzata dall’autore. (Continua a leggere dopo la foto)
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Diversa la posizione della trasmissione televisiva. Una novità seccamente smentita da Mediaset e Striscia la Notizia, che l’ha definita ”una fake news”, ”ricostruzioni fantasiose e per nulla aderenti alla realtà”. “L’ordinanza ben spiega come il Gabibbo sia un’opera originale e creativa di Antonio Ricci. La Cassazione ha espresso un mero giudizio di legittimità e di rinvio alla Corte di appello di Milano per ogni decisione nel merito. Affermare quindi che il Gabibbo costituisce un plagio del Big Red è falso e diffamatorio”.