Adolf Hitler, ormai è abitudine: ogni tanto si torna a parlare di lui. Non in senso storico, che è un dovere, ma della curiosità che da sempre è attorno alla sua fine. Di pagine se ne sono scritte tante, così come di film. Ma resta, e non solo relegata ai complottisti, quel dubbio sulla sua morte. La versione ufficiale, quella che abbiamo imparato sui libri di storia è che si sia tolto la vita nel suo bunker. Molti dittatori preferiscono andarsene così, per mano propria, piuttosto che affidare il proprio destino al nemico. Ma sul fuhrer si è sempre fantasticato circa una sua fuga (senza mai approfondire se concordata o meno con gli Alleati) in Sudamerica. Ciò che è certo è che diversi gerarchi del nazismo trovarono asilo in Argentina, Brasile e Paraguay. Già negli anni precedenti alla caduta, si dice, era stata bene organizzata una rete di protezione, accoglienza per dare loro ‘una nuova vita’. Del resto, ci sono evidenze in questo senso sull’allora presidente argentino, Juan Domingo Perón, che avrebbe facilitato l’ingresso nel paese. Per lo più si dirigevano e stanziavano in Patagonia, regione dalle caratteristiche geografiche e climatiche simili alla Germania. Ma anche perché più isolata rispetto al resto del paese sudamericano. (continua dopo la foto)




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Il documento per quanto possa essere suggestivo non è ancora da prendere assolutamente come certo. Secondo qualche analista, la foto infatti ritrarrebbe un Hitler troppo giovane per essere il vero dittatore nazista (nato nel 1889). Pur essendo gli alleati già nel 1944 a conoscenza dei possibili cambi d’identità del dittatore nazista, la foto in questione solleva dubbi. L’unica cosa che sembra confermata è il sospetto storico sulla versione data dai russi: già negli anni Cinquanta gli americani indagarono sulla questione per conto loro, battendo le strade conosciute allora in Sudamerica. Sospetto ancor più confermato da una indagine forense sui resti posseduti dai Russi: la calotta cranica esaminata sarebbe quella di Eva Braun, mentre mancherebbe un riscontro maschile tra le ossa recuperate nella Berlino in fiamme del 1945. Insomma, il personaggio più crudele e discusso della storia continua a tenere banco.
È lui il bimbo della propaganda sulla razza ariana: “Vi racconto Hitler e la mia vergogna”