Un retroscena inedito, il ricordo di uno degli ultimi passaggi della vita di Karol Wojtyla, scomparso il 2 aprile di undici anni fa e ancora oggi più vivo che mai nel ricordo dei tanti fedeli rimasti legati alla sua figura. E che oggi si commuovono di fronte a quell’aneddoto mai svelato prima.
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“Oggi è mercoledì e io mi alzo“. Il coraggio di san Giovanni Paolo II, la sua determinazione anche in punto di morte, emerge dal racconto fatto dal cardinale Angelo Comastri in un’intervista a Radio Vaticana, durante la quale ha parlato di quei drammatici giorni.
“Era il 30 marzo del 2005, mercoledì, l’ultimo della sua vita. Tutti sapevamo che il Papa si era aggravato e quindi eravamo un po’ in apprensione, stavamo tutti pregando per questo motivo. Verso mezzogiorno mi avvisano: Si è aperta la finestra dell’appartamento!. Io chiaramente uscii dal mio ufficio, corsi in piazza San Pietro e a mezzogiorno vidi che il Papa si affacciava“.
“Non riuscì a dire una parola – prosegue Comastri – alzò solamente la mano destra e tracciò un grande Segno di Croce che fu il suo testamento, il suo saluto alla Chiesa, il saluto al mondo. Ho saputo dopo cosa accadde quella mattina. Appena svegliato Giovanni Paolo II ha sussurrato (perché parlava soltanto in maniera afona, appena percettibile) a suor Tobiana e a don Stanislao Dziwisz: Oggi è mercoledì. Ma non hanno dato peso alle parole”. Una frase ripetuta poco dopo: “Oggi è mercoledì”.
Ancora una volta hanno ignorato le parole del Papa. Alle 10 ha detto con un tono un po’ autoritario: “Oggi è mercoledì e io mi alzo!”. Evidentemente si sono spaventati di fronte a questa decisione del Papa e hanno tentato di dissuaderlo. Il Papa in modo irremovibile ha detto: Oggi è mercoledì e io mi alzo perché la gente viene e io non voglio deluderla. Stava morendo e pensava agli altri“.
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