I poeti sanno che i patimenti sono terreno fertile per la nascita di grandi poesie. Lo sapeva bene anche Marina Cvetaeva che di drammi esistenziali e di terribili e dolorosi avvenimenti ne ha avuto piena la vita. Ma da questo pozzo profondo di solitudine e tragedia sale come un’esplosione colorata di entusiasmo e voglia di vivere un invito alla gioia e al sorriso, nonostante tutto. E così la sua dichiarazione d’amore alla superficialità non è altro che una consapevole e ostinata ricerca di leggerezza.
Superficialità! – Caro peccato,
Compagna mia e nemica mia carissima!
Tu versasti il sorriso nei miei occhi,
E la mazurka in tutte le mie vene.
Da te ho imparato a non tener l’anello,
Non m’avrebbe la vita presa in sposa!
A cominciare a caso, dalla fine,
E a finire però sempre daccapo.
A essere fuscello, e essere acciaio,
In questa vita, in cui si può sì poco…
A scioglier la tristezza con la cioccolata,
E a sorridere in viso a chiunque passa!