Marina Ivanovna Cvetaeva (Mosca, 8 ottobre 1892 – Elabuga, 31 agosto 1941) fu una delle voci più originali della poesia russa del XX secolo e l’esponente più di spicco del locale movimento simbolista. Marina era una poetessa caparbia e ribelle, nata bella, ricca, intelligente e audace ma ebbe una vita travagliata a causa di alcune sue opere anticomuniste e dell’attività militare di suo marito, ufficiale dell’armata bianca. La riabilitazione della sua opera letteraria avvenne solo a partire dagli anni sessanta, vent’anni dopo la sua morte. Boris Pasternak le regala il riconoscimento più alto: «La verità è che bisognava leggerla attentamente. Quando lo feci rimasi senza respiro per l’abisso di purezza e forza che si spalancava… In breve non è un sacrilegio dire che ad eccezione di Annenskij, Blok e con qualche riserva Andrej Belyi, la Cvetaeva prima maniera era precisamente ciò che avrebbero voluto essere e non furono tutti gli altri simbolisti messi insieme».
Ditemi: come va con l’altra?
Meno grane? – Mano ai remi! –
Vana linea costiera s’assottiglia,
scompare la memoria estrema
di me, isola fluttuante
(per cielo, non per mare…)
Anime, anime: sorelle! Anime:
amiche – mai più amanti! –
Come vi va con la creatura
semplice? Senza divinità? E poi?
Voi, sceso dal trono, voi
che avete deposto la regina,
come vivete? Non c’è male? Non più
beghe? E bevete – quanto, adesso? – E la cucina?
Il dazio della mediocrità immortale
come lo pagate, poveretto?
“Basta con le scenate, con gli eccessi –
cambio casa, vado via!”
Con la qualunque – come state
di che vivete, voi – mio eletto?
Mangiate – e dopo pranzo un sonnellino?
– Non lamentarti quando sarai sazio!… –
Con il simulacro come state
voi che avete dissacrato
il Sinai? Come vivete con la donna
terrestre? Per la costola vi piace?
Non vi frusta la fronte la vergogna?
E la salute? E i nervi? Senza
problemi? A letto tutto bene?
L’immortale piaga della coscienza
come la curate, poveretto?
Come vivete con la merce da mercato?
Troppo cara la vita? Vi assilla
l’alto prezzo? Dopo i marmi di Carrara
che ve ne fate del tritume
di gesso? (È in pezzi
il dio scolpito nell’argilla…)
Come ci state con la milleunesima
voi – che avete conosciuto Lilith? –
Già v’annoia l’ultima trovata
della moda? Sottratto all’incantesimo,
dite, come ve la passate
con l’umana senza il sesto
senso?
In coscienza – sei felice? –
No? In quel disastro senza dei
come stai, amore? È dura? Sì?
Come per me con l’altro?
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