Cimabue, Giotto, Beato Angelico, Piero della Francesca e Michelangelo. Ma anche la Divina Commedia di Dante, i canti gregoriani, così come l’architettura di chiese e cattedrali. Sono solo alcuni degli esempi di capolavori che senza il cristianesimo sarebbero impensabili. Ne parla Vito Mancuso, teologo contemporaneo di spicco, oggi su La Repubblica. La sua tesi è che, mentre per secoli la fede ha ispirato l’arte, oggi prevale uno stile piatto. Lo spunto della riflessione viene dalla ripubblicazione di “Genio del cristianesimo ovvero bellezze della religione cristiana”, opera di François-René de Chateaubriand risalente al 1802 e oggi riproposta nei Millenni Einaudi (edizione curata da Mario Richter). (continua dopo la foto).
In pratica, il nobile rivoluzionario fu il primo a legare la verità del cristianesimo alla bellezza. “Mentre per secoli al fine di mostrare la fondatezza della fede cristiana – sostiene Mancuso – l’apologetica aveva insistito sulla verità del cristianesimo, con Chateaubriand per la prima volta ci si basa sulla bellezza, sostenendo che il cristianesimo viene direttamente da Dio, e quindi è la verità, per la sua capacità di produrre bellezza”.
Una magia che secondo il teologo oggi si è persa. “L’ingresso in una qualunque delle nostre chiese – ragiona – raramente genera nell’anima un’esperienza di bellezza, tanto più durante le funzioni liturgiche, quando le luci e le voci sono pressoché approssimative e dilettantistiche, mentre la nuova architettura sacra spesso propone edifici freddi e la pittura si rifugia in una pedissequa ripetizione delle icone”.
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