Chi è stato bambino negli anni ’80 non potrà che gioire e fare un tuffo nel passato, ricordando le bambine magiche dei cartoni: amate dalla ragazzine e sogno erotico dei maschietti. Infatti, il Museo della Figurina di Modena arricchisce la mostra “80-90” di una sezione dedicata alle eroine degli anime giapponesi, e non solo. “Parimpampùm. Le bambine magiche nelle figurine” è il titolo della sezione allestita e dedicata a Creamy, Magica magica Emi, Sandy dai mille colori, Bia, la sfida della magia, fino ad arrivare a Sailor Moon e sarà aperta dall’11 marzo al 16 luglio al Museo della Figurina di Modena. “Giocando in casa” di Panini è il focus sulle mitiche figurine Panini (‘celo’, ‘mimanca’… ricordate?), collezionate da bambine e bambini, alcuni tra quelli esposti nelle vetrine sono molto rari e provengono dal Sol Levante, come l’album giapponese per Lalabel, mai prodotto in Italia. L’ambientazione naturalmente è quella degli Anni Ottanta: le curatrici – Francesca Fontana e Thelma Gramolelli – hanno ricostruito non solo il fenomeno di costume, da Oriente a Occidente, le “maghette” (bambine normali che ricevono i poteri per un periodo limitato) e le “streghette” (provengono da regni magici e hanno poteri innati), ma inquadrandone la nascita all’interno di una società giapponese ancora particolarmente rigida, nella quale le donne stavano sperimentando le prime forme di emancipazione. (Continua a leggere dopo la foto)

Icone di prorompente femminilità con superpoteri, le protagoniste delle anime affrontano un viaggio iniziatico con coraggio, determinazione e sensibilità, si svincolano dal dominio e dalla protezione maschile, infine grazie al superamento delle sfide e al sostegno delle loro mascotte, compiono una naturale metamorfosi da bambine a giovani donne, di solito abbandonando la strada della magia. In una parola, crescono. Negli anni ’90 la musica cambia e le protagoniste diventano super sensuali, come Sailor Moon. Dal Giappone, il tutto si sposta negli Usa dove vengono realizzati i cartoni animati, prendendo spunto da linee di bambole già esistenti per favorirne la diffusione. È il caso di Jem e di Lady Lovely Locks. (Continua a leggere dopo le foto)


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Nella mostra ci sarà spazio anche per l’editoria dedicata alle ragazze, infatti saranno esposti i giornalini femminili della prima metà del Novecento. Poco a che vedere con le anime giapponesi, la cosa interessante è tuttavia che le direttrici di quelle riviste erano quasi tutte donne, senza dubbio emancipate e, tra un consiglio per la cucina e un altro per il ricamo, raccomandavano alle giovani lettrici di non trascurare mai l’istruzione, piccole magie di tempi passati.
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