Successo e critiche per Checco Zalone, ospite della seconda puntata del festival di Sanremo. Il comico pugliese, con un‘ironia sottilissima, è riuscito a convincere il pubblico ma non a ‘sfondare’ come si dice in questi casi. Immancabile il confronto con Fiorello, che invece come sempre convince e mette d’accordo tutti. Tuttavia si tratta di due comicità ben distinte, quella di Fiorello molto più ‘famigliare’, quella di Zalone invece molto più perspicace e non sempre istantanea.
Ma sulle tre performance, ce n’è una che ha particolarmente dato fastidio a una parte di pubblico sui social, il momento della fiaba rinominata ‘LGBTQ’. Nella storia raccontata da Amadeus, Checco Zalone ci porta nella storia d una Cenerentola. Narra di un Re che vive un grande disagio a causa del figlio, incapace di trovare moglie. L’anziano padre organizza un ballo con tutte le fanciulle del paese e qui il principe trova l’amore di Oreste, prostituta brasiliana trasformata da Florenza, la fata di Cosenza, in donna transessuale. A questo punto Checco Zalone si lancia in un’interpretazione comica di Almeno tu nell’Universo.
La canzone di Checco Zalone recita: “Ciao c’è gente strana, che vole a fragola e la banana. Viene da me continuamente, poi dopo un po’ si pente, non è più cliente, ma poi torna d’accapo. Chiediglielo a Lapo. Sai la gente colta, è la prima che si volta. C’è un professao di storia greca, che la mattina spiega e la sera poi si piega e vole che gli dico in greco antico, io mo sarei un diverso. Che ipocrisia nell’universo. Di me si sa, che io soi metà e metà si è vero ma tu sei un coglione intero. E per questo pagherai di più”.
Questo è il punto di non ritorno per alcuni utenti sui social che demoliscono l’ironia di Checco Zalone descrivendola come transfobica. Naturalmente il pubblico si divide tra chi apprezza il politicamente scorretto e chi definisce insostenibile e indifendibile gli insulti e le volgarità nei confronti di un’intera comunità.
#zalone perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione? Va benissimo la critica all’ipocrisia dei falsi moralisti ma si può fare di meglio evitando le solite battute sugli attributi sessuali (rima con “azzo”) e il numero di scarpe (48). Meglio ridere che deridere.
— vladimir luxuria (@vladiluxuria) February 2, 2022
Non ci va leggero Luce Visco, Presidente Arcigay Molise: “Accogliamo con delusione che quello che doveva essere il Festival dell’inclusione diventa luogo di ripercussione di stereotipi macchiettistici ormai superati. Il teatrino andato in scena tra Amadeus e Checco Zalone descrive le persone trans in maniera anacronistica e fuorviante, e per questo è necessario chiedere scusa a tutte quelle persone offese. E ancora: “Perché parlare di trans sempre abbinandole alla prostituzione?“, ha commentato Vladimir Luxuria.