Per il Castello delle Cerimonie è il momento più nero. La decisione con la quale la Corte di Cassazione ha confiscato la struttura segna il tramonto della fortuna della famiglia Polese. Ma le brutte notizie legate all’ hotel La Sonrisa non sono finite, a Sant’Antonio Abate sono tanti a tremare. Un passo indietro: la controversia legata alla struttura, diventata poi un cult grazie ad alcuni programmi televisivi, era iniziata nel 2011 quando il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torre Annunziata, Nicola Russo, fotografa in questi termini il caso Sonrisa.
“Dal 1979 in poi su questa vasta area, ove fino ad allora era presente solo un fabbricato rurale, è stata compiuta un’attività edilizia in assenza di titoli abilitativi o con titoli emessi in maniera illegittima, in violazione delle più elementari norme edilizie ed urbanistiche e della normativa a tutela del paesaggio, che ha portato alla realizzazione di una imponente consistenza immobiliare, con lo stravolgimento urbanistico dell’area”.
Castello delle cerimonie, dopo la confisca scatta la protesta
Una battaglia legale andata avanti fino a tre giorni fa quando i giudici hanno disposto la confisca degli immobili e dei terreni per circa 44mila metri quadrati. Non appena la notizia si è diffusa c’è stata una corsa alla disdetta. Sono state tantissime, riporta il Mattino di Napoli, le coppie che qui avevano deciso di sposarsi a tirarsi indietro. Un aspetto che è nella logica della situazione ma che non è il più preoccupante.
Sì perché intorno al Grand Hotel La Sonrisa ballano centinai di posti di lavori, sono circa 200 infatti le famiglie che vivono grazie all’indotto fornito dalla struttura. Stamani alle 8 è andata in scena una protesta pacifica: tutti i dipendenti si sono prima riuniti nell’hotel per poi muoversi verso il Comune di Sant’Antonio Abate con l’obbiettivo di essere ricevuti. La sindaca Ilaria Abagnale ha spiegato che ci sarà un suo incontro con il prefetto e i vertici della procura.
“Si tratta di una struttura ricettiva importante per il nostro territorio – dichiara Abagnale – punto di riferimento per tutta l’area e che da anni offre lavoro a centinaia di famiglie, non solo abatesi”. Al momento, l’attività può continuare poiché il tribunale ha temporaneamente affidato l’azienda alla famiglia dei Polese per garantire la continuità occupazionale. Per il futuro: “Sembra quindi che non ci sia l’intenzione di chiudere tutto: il comune potrebbe mantenere aperta la struttura affidandone la gestione a privati tramite un bando pubblico, escludendo gli attuali proprietari e destinando il fitto a scopi di pubblica utilità”. Rassicurazioni quindi, ma la paura resta.