Un’autentica bomba minaccia di esplodere nel cuore della Campania: sono i Campi Flegrei nei pressi di Pozzuoli che, secondo molti, sarebbero sul punto di eruttare. Sulla rivista di settore Nature Communications è stato pubblicato uno studio che allerta su un innalzamento del rischio eruzione: “La Caldera dei Campi Flegrei è più vicina all’eruzione di quanto si pensi”, scrivono i ricercatori dell’University College di Londra. All’Osservatorio Vesuviano, che si trovano in uno dei quartieri che vivono sul magma lavorano 95 persone tra sismologi, vulcanologi, geodeti, geochimici e informatici che monitorano con centinaia di stazioni in terra e quattro in mare composizione chimica delle solfatare, deformazione delle rocce, frequenza e intensità dei sismi (l’allarme scatta con magnitudo 1,5 per i Campi Flegrei e 2 per il Vesuvio). Il Vesuvio che svetta oltre Napoli fa più paura perché, come dicono i partenopei “chillo non sfoga, la solfatara sì, fuma sempre”. (Continua dopo la foto)
Tecnicamente però i Campi flegrei sono meno sorvegliabili e potenzialmente più pericolosi. La camera magmatica profonda si trova alla stessa distanza dalla superficie terrestre, circa 8 chilometri. Solo che il livello di allerta per il Vesuvio è verde, per i Campi Flegrei giallo, dunque più alto, dal 2012.Riporta il Giornale che nei 100 chilometri quadrati del vulcano più esteso d’Italia, a settembre per la prima volta la Regione Campania ha predisposto un piano di evacuazione di massa. (Continua dopo la foto)
E il prossimo anno si svolgerà la prova generale: una parte dei cittadini parteciperà a una simulazione di fuga organizzata dalla Protezione civile nazionale.Intanto, Il passaggio all’ allerta gialla è dovuto non tanto alla sismicità – la media dei terremoti mensili è di circa 30-40 scosse al mese, negli anni ’82-’84 si arrivava al migliaio – quanto soprattutto alla composizione chimica delle fumarole. L’ anomalia dei parametri geochimici ha suggerito di passare al livello di attenzione. (Continua dopo la foto)
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Campi Flegrei sono noti sin dall’antichità per la vivace attività vulcanica. Da un punto di vista geologico, l’area è una grande caldera in stato di quiescenza, con un diametro di 12–15 km, i cui limiti sono dati dalla collina di Posillipo, dalla collina dei Camaldoli, dai rilievi settentrionali del cratere di Quarto, la collina di Sanseverino, l’acropoli di Cuma, e Monte di Procida.
In questo circuito si trovano numerosi crateri e piccoli edifici vulcanici (almeno ventiquattro), alcuni dei quali presentano manifestazioni gassose effusive (area della Solfatara) o idrotermali (ad Agnano, Pozzuoli, Lucrino), nonché causa del fenomeno del bradisismo (molto riconoscibile per la sua entità nel passato nel cosiddetto tempio di Serapide a Pozzuoli). In tutta la zona sono visibili importanti depositi di origine vulcanica come il Tufo Grigio Campano (o Ignimbrite Campana) o il Tufo Giallo. Nella zona sono presenti dei laghi di origine vulcanica (Lago d’Averno) e laghi costieri originatisi per sbarramento (Lago di Lucrino, Lago Fusaro, e Lago Miseno).
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