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“Avrò cura di te”, le lezioni d’amore di un angelo custode

Sta per uscire  Avrò Cura di Te (Longanesi), il romanzo di Chiara Gamberale e Massimo Gramellini, la storia di una donna che scrive al suo angelo custode. “Io credo davvero – spiega Massimo Gramellini – che la soluzione di tutto si trovi dentro di noi. Che non si debba imparare, ma soltanto ricordare ciò che il nostro Sé già conosce benissimo, ma che i mostri del cervello e dei condizionamenti ambientali (i Voladores di cui parlava Carlos Castaneda) ci hanno indotto a rimuovere. Per scrivere un racconto stimolante su questi temi avevo però bisogno di qualcuno che non ci credesse ancora e la cui sensibilità fosse compatibile, anche se non identica, alla mia. Insomma, avevo bisogno di te”.  (continua dopo la foto)


Gioconda detta Giò ha trentacinque anni, una storia familiare complicata alle spalle, un’anima inquieta per vocazione o forse per necessità e un unico, grande amore: Leonardo. Che però l’ha abbandonata. Smarrita e disperata, si ritrova a vivere a casa dei suoi nonni, morti a distanza di pochi giorni e simbolo di un amore perfetto, capace di fare vincere la passione sul tempo che passa: proprio quello che non è riuscito al ma­trimonio di Giò. La notte di San Valentino, festa che lei ha sempre ignorato, Giò trova un biglietto che sua nonna aveva scritto all’angelo custode, per ringraziarlo. Con lo sconforto, ma anche il coraggio, di chi non ha niente da perdere, Giò ci prova: scrive anche lei al suo angelo. Che, incredibilmente, le risponde. E le fa una promessa: avrò cura di te. Poi rilancia. L’angelo non solo ha una fortissima personalità, ma ha un nome: Filemone, ha una storia. Soprattutto ha la capacità di comprendere Giò come Giò non si è mai compresa. Di ascoltarla come non si è mai ascoltata. Nasce così uno scambio intenso, divertente, divertito, commovente, che coinvolge anche le persone che circondano Giò: il puntiglioso ex marito, la madre fricchettona, l’a­mica intrappolata in una relazione extraconiugale, una deflagrante guida turistica argentina, un ragazzino che vuole rinchiudersi in una Comune… Uno scambio che indaga non solo le mancate ragioni di Giò: ma le mancate ragioni di ognuno di loro. Perché a ognuno di loro, grazie a Filemone, voce dell’interiorità prima che dell’aldilà, sia possibile silenziare la testa e l’istinto. Per ascoltare il cuore. Anche e soprattutto quando è chiamato a rispondere a prove complicate, come quella a cui sarà messa davanti Giò proprio dal suo fedele Filemone, in un finale sorprendente che sembrerà confondere tutto. Ma a tutto darà un senso.

(continua dopo la foto)

 

Parole di angelo custode

“Mi domandi il segreto degli amori che durano tutta la vita. Non sono in possesso di risposte assolute, però la questione non smette di interessarmi. Mai capito perché gli scrittori riservano i loro aggettivi migliori alle storie che si suicidano anziché a quelle che non muoiono mai. O forse l’ho capito fin troppo: è più semplice estrarre poesia da un’emozione che da un sentimento”.

“Da umano avevo un problema, proprio come te. Mi innamoravo sempre, eppure non amavo mai. Le donne mi piacevano fino al momento della conquista, quando nei loro sguardi trovavo quel riconoscimento che non riuscivo a darmi da solo. Dal mese (talvolta dal giorno) dopo incominciavo ad annoiarmi. O forse noia è il nome che allora davo alla paura. Paura di essere tradito o lasciato. Comunque umiliato”.

“Il mondo non tifa per le storie d’amore. Ne ha troppa paura. Cerca di ingabbiarle dentro il matrimonio, salvo poi rinfacciare ai coniugi che sono stati loro a costruirsi le sbarre della prigione”:

“L’amore perfetto non esiste. Quello reale è la somma di tante imperfezioni. L’amore più duraturo è spesso il più improbabile. È appena smetti di inseguire l’amore perfetto che ti metti in gioco davvero”.


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