La comunità mormone in questi giorni è scossa da una serie di rivelazioni che le autorità del Tempio di Salt Lake City in Utah hanno deciso di pubblicare su temi riguardanti la poligamia e la discriminazione dei neri. L’argomento che più ha scioccato i fedeli della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi giorni è la vera storia di Joseph Smith, fondatore e profeta della religione, da sempre ritratto come un esempio di integrità affettiva nei confronti «dell’unica sposa amata», Emma, nei cui confronti sembrava nutrisse un amore leale e unico. L’uomo aveva invece quaranta mogli, di cui una di appena quattordici anni.
La Chiesa spiega che per i capostipiti la poligamia era un ordine divino e come tale fu accettato senza discussioni ma con grande riluttanza. Così si scopre che tra le mogli di Joseph c’erano anche donne già sposate, per giunta con i suoi amici più stretti ma, sottolineano i saggi, il profeta non ebbe rapporti sessuali con tutte e 40 le mogli, poiché alcune – come l’adolescente Helen Mar Kimball – erano unite a lui «solo per la vita eterna». La Chiesa ammette pure che, dopo il 1890, quando ripudiò la poligamia sotto pressione del governo, di fatto alcuni membri e leader continuarono a praticarla, benché oggi sia stata davvero respinta.