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Alessandro Politi de Le Iene guarito dal coronavirus: “Ecco cosa ho fatto con il mio sangue”

Alessandro Politi de Le Iene è finalmente guarito dal coronavirus e dopo due mesi alle prese con la pandemia ha deciso di donare il suo plasma al Policlinico San Matteo di Pavia, per le cure dei pazienti positivi. A marzo, aveva svelato lui stesso di aver contratto il virus, dopo che il programma era stato costretto a una chiusura temporanea per motivi di sicurezza. Nonostante i sintomi fossero scomparsi da tempo, Politi è rimasto positivo a lungo, in tutto per ben 50 giorni.

“Mi sono subito sottoposto al test sierologico per essere certo di avere l’idoneità e sono andato all’ospedale San Matteo di Pavia per donare il plasma”, ha spiegato il reporter, “Quella è stata la mia massima espressione di libertà dopo la quarantena, la prima cosa che ho voluto fare appena mi sono negativizzato”. Come riportato da La Repubblica, ha descritto il momento della donazione “il più bello della mia vita”. Ne sono molto felice, anche perché significa che sempre più persone sono consapevoli della possibilità di donare. (Continua a leggere dopo la foto)


Il plasma iperimmune al momento sembra essere l’unica vera speranza che abbiamo di sconfiggere definitivamente il coronavirus. Era l’inizio di marzo quando veniva annunciato un caso di positività al coronavirus a Le Iene, con conseguente chiusura momentanea e messa in quarantena della redazione. (Continua a leggere dopo la foto)

Poi, circa un mese dopo, lo stesso Politi aveva ammesso di essere stato il contagiato in questione, dicendosi preoccupato per il fatto di essere ancora malato dopo così tanto tempo. Finalmente, l’incubo è finito e l’inviato 32enne ha ammesso di aver superato la sua paura degli aghi pur di aiutare i malati, spiegando che la donazione del plasma è un procedimento semplice, che “funziona come una normale donazione di sangue”. (Continua a leggere dopo la foto)

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Anzi, è addirittura più leggero da sopportare, perché non viene solo prelevato il plasma, ma un macchinario inietta al donatore sangue e soluzione fisiologica, quindi non ci si sente spossati. L’ho fatto per gli altri, ma anche per me stesso. Lo consiglio come terapia, perché infonde una grande gioia. L’amore per il prossimo è una parte fondamentale del mio carattere e credo sia importante offrire modelli positivi, soprattutto ai giovani.

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